lunedì, marzo 23, 2009

Di sole e di azzurro sopra i nevai

mercoledì, marzo 18, 2009


Festa di San Giuseppe




Far rivivere, gustare e tramandare quello che è una parte del nostro bagaglio culturale, delle nostre tradizioni, degli usi e dei costumi dei nostri antenati.






La ricorrenza della festa del patriarca San Giuseppe fa rivivere nella mente i vecchi cortili (cuttigghi) dove alla vigilia della festa di San Giuseppe, il quartiere si inebriava del fumo della legna di ulivo, mandorle o di carrubbo che ardendo cuocevano quel miscuglio di legumi e verdure che era la minestra di San Giuseppe.


Nel mio paese natio le signore, che avevano fatto la Solenne Promessa, si mettevano in strada a cucinare il minestrone per le famiglie con meno possibilità economiche.


Anche mia madre aveva fatto una Solenne Promessa, che riguardava " U panuzzu".


Ricordo che preparavamo un altare a casa, spiegando la tovaglia bianca più bella sopra il tavolo che adornavamo con candelabro, un Crocifisso e un'immagine di San Giuseppe...e il pane ovviamente.Dopo la benedizione del sacerdote mia madre mi mandava ad offrire " u panuzzu" ai vicini e ai più bisognosi del paese.




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martedì, marzo 17, 2009

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Primavera d'intorno brilla nell'aria...

lunedì, marzo 16, 2009



SAN PATRIZIO



Il 17 Marzo di ogni anno in Irlanda si celebra il St. Patrick's Day, in onore appunto di San Patrizio patrono dell'isola e la popolazione festeggia questa festa nazionale con canti, maschere, parate e processioni.Non si hanno per la verità molte informazioni su San Patrizio. Nacque in Scozia (a Kilpatrick) nel 387; figlio di una nobile famiglia (il padre era originario di una importante famiglia romana) fu rapito e venduto come schiavo ad un pastore irlandese. Dopo anni di faticoso lavoro, imparò il Gaelico e riuscì a recarsi dapprima in Gran Bretagna, poi in Francia dove iniziò a studiare ed anche in Italia. Al suo ritorno in Irlanda nel 432, divenuto vescovo, iniziò a convertire la popolazione dal paganesimo al cristianesimo, così come volle Papa Celestino; sembra che presso la rocca di Cashel anche Re Angus si convertì al cristianesimo. La sua morte avvenne il 17 Marzo del 461.La sua opera fu così grandiosa che molte chiese furono innalzate e divenne ben presto un eroe nazionale, oltre che patrono. A Downpatrick si dice che una lapide indichi il luogo della sua sepoltura ed ogni anno, alla fine di luglio, moltissimi fedeli raggiungono a piedi la cima di Croagh Patrick, vicino alla cittadina di Westport.Attorno alla sua figura sono sorte famose leggende, per esempio sull'isola d'Irlanda non ci sarebberono serpenti perchè fu lui a cacciarli in mare oppure il celeberrimo pozzo di San Patrizio, così chiamato perchè si dice custodisse un pozzo senza fondo, da cui si aprivano le porte del Purgatorio. Il trifoglio, poi, divenne simbolo nazionale dopo una sua predica alla popolazione.








''Il giorno di Patrizio - scrive il card. Brady - si celebra in un momento in cui la violenza e' tornata per le strade dell'Irlanda del Nord. Se i terribili e tragici eventi della scorsa settimana ci hanno insegnato qualcosa, questo qualcosa e' che tutti noi dobbiamo lavorare incessantemente per la pace qui sulla nostra isola''.






Gli scritti di San Patrizio furono apprezzati per la loro schiettezza e semplicità, tra i quali ricordiamo la "Benedizione del Viaggiatore Irlandese" (Irish journey blessing):
"May the road rise to meet you,may the wind be always at your back,may the sun shine warm upon your face,and the rains fall soft upon your fields and,until we meet again,may God hold you in the palm of His hand."


"Sia la strada al tuo fianco,il vento sempre alle tue spalle,che il sole splenda caldo sul tuo viso,e la pioggia cada dolce nei campi attorno e,finché non ci incontreremo di nuovo,possa Dio proteggerti nel palmo della sua mano."


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La filosofia nella pittura


Il filosofo di Max Klinger (1898)
Nel quadro di Klinger è centrale il nesso tra riflessione e realtà e il reciproco rinvio tra riflessione e realtà.
Si vede un ragazzo che dorme e un paesaggio fluviale. Paesaggio che sul lato destro si innalza verso la montagna mentre su quello sinistro sembra formarsi una cascata. E accanto alla testa del dormiente si innalza la figura del ragazzo stesso. Allunga la mano quasi come Adamo nel dipinto michelangiolesco. Si avvicina un'altra mano, ma non è più Dio che qui incontra il ragazzo che riflette, ma è la sua stessa immagine riflessa. Si riflette la riflessione che si imbatte negli uomini stessi e credo che secondo Klinger la raffigurazione del filosofo voglia dire proprio questo e cioè l'incontro con se stesso, dell'uomo che riflette. È complesso, Klinger aveva letto attentamente Schopenhauer e sicuramente si interessava a Nietzsche. È difficile qui allacciarsi ai concreti pensieri schopenhaueriani. Anche se è molto allettante parlare del 'mondo come rappresentazione', al tempo stesso è molto difficile rendere produttivo questo ricorso alla filosofia schopenhaueriana o a determinati elementi dell'opera nietzschiana. Penso che si debba continuare col dire che la riflessione dell'uomo che filosofeggia si raffigura nel paesaggio onirico, nel paesaggio fluviale onirico e nell'incontro con se stesso e che qui la filosofia è ancora un'azione riflessa nella propria coscienza con la scoperta dei contenuti riflessivi non più tematizzati da Klinger.

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Vola la musica e si congiunge con i sentimenti
colora genti, menti
e porta compagnia all'anima.
Musica di dolori e passioni
o di semplici emozioni,
ma sempre note che incantano e fan sognare.
Amo la musica e continuo a volare.

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domenica, marzo 15, 2009


Il gatto

Il gatto è un animale che ha due zampe davanti, due zampe dietro, due zampe sul lato sinistro e due zampe sul lato destro. Le zampe davanti gli servono per correre le zampe dietro gli servono per frenare. Il gatto ha una coda che segue il corpo. Essa finisce improvvisamente. Egli ha dei peli sotto il naso, rigidi come fili di ferro. E’ per questo che egli è dell’ordine dei “Filini”. Ogni tanto il gatto desidera avere dei piccoli. Allora li fa: è in quel momento che diventa una gatta.

Scritta da un bambino di 9 anni, pubblicata da "Le Figaro" il 6 maggio 1952, da "Amica" e dalla guida “Cani e gatti de Il secolo XIX".
***
Come dorme un gatto - Di Pablo Neruda

Come dorme bene un gatto
Dorme con zampe e di peso,
Dorme con unghie crudeli,
Dorme con sangue sanguinario,
Dorme con tutti gli anelli
Che come circoli incendiati
Costruirono la geologia
D'una coda color di sabbia.
Vorrei dormire come un gatto
Con tutti i peli del tempo,
Con la lingua di pietra focaia,
Con il sesso secco del fuocoE,
non parlando con nessuno,
Stendermi sopra tutto il mondo,
Sopra le tegole e la terra,
Intensamente consacrato
A cacciare i topi in sogno.
Ho veduto come vibrava
Il gatto nel sonno: correva
La notte in lui come acqua oscura,
E a volte pareva cadere
O magari precipitare
Nei desolati ghiacciai,
Forse crebbe tanto nel sonno
Come un antenato di tigre
E avrebbe saltato nel buioTetti,
nuvole e vulcani.
Dormi, dormi, gatto notturno
Con i tuoi riti di vescovo,
E i tuoi baffi di pietra:
Ordina tutti i nostri sogni,
Guida le tenebre nostre
Addormentate prodezze
Con il tuo cuore sanguinario
E il lungo collo della tua coda.

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sabato, marzo 14, 2009


Dòmine
dovuta
delizia
disincantata
da
dubbi
dogmatici
dottamente
dacci
Sefi

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Ti amo
come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo
come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi
pieno di gioia pieno di sospetto agitato
ti amo
come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo
come qualche cosa che si muove in me
quando il crepuscolo scende su Istanbul
poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.
(Nazim Hikmet)


ADDIO
L'uomo dice alla donna: ti amo,
come se stringessi tra le palme il mio cuore,
simile a scheggia di vetro che m'insanguina le dita,
quando lo spezzo follemente.
La donna dice all'uomo:
ho guardato nei tuoi occhi,
nel mio cuore,
con amore curvandomi sulle tue labbra.
L'uomo ha taciuto.
Un libro caduto sul pavimento.
Una finestra si è chiusa.
Come un mormorio nelle tenebre.
(Nazim Hikmet)

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" BELL'ITALIA"

In un capitolo del suo libro Collasso (Einaudi, 2005), il biologo e geografo Jared Diamond narra l’affascinante e terribile storia di Pasqua, l’isolotto in pieno Oceano Pacifico, al largo della costa cilena, un tempo rigoglioso di vita e risorse. I suoi abitanti furono presi da una razionale follia che si manifestava in una gara di potenza tra clan su chi costruisse e installasse le più mastodontiche raffigurazioni delle proprie fattezze umane, quelle statue che oggi presidiano insensatamente un paesaggio spettrale e dal mare verso terra fissano i visitatori con il loro sguardo di pietra. Nel corso di tre secoli, questa corsa al successo e al prestigio fece il deserto attorno a loro. Furono abbattuti i grandi banani il cui tronco serviva a muovere i massi scolpiti e a rizzarli nei campi. La vegetazione si ridusse ad arbusti e sparirono gli animali di terra; gli uccelli cambiarono rotta; senza i tronchi per le canoe, anche la pesca cessò.Finirono con l’abbrutirsi mangiando i ratti e poi divorandosi tra loro.

Ci si chiede come abbiano potuto trascinarsi così in basso, addirittura con i loro stessi sforzi, riducendo una terra feconda in un’infelice gabbia mortifera dalla quale, avendo distrutto anche l’ultimo albero che sarebbe servito per l’ultima imbarcazione, finirono per non poter andarsene via. Una società tanto cieca rispetto al suo avvenire, si dice debba essersi fidata fino all’ultimo delle parole di qualche grande assicuratore che, per non dispiacere al suo popolo e farlo credere libero di proseguire nella sua follia, non usava altro che parole di ottimismo, parole con le quali gli impedì di alzare la testa e aprire gli occhi.

[Serigrafia polimaterica - Pino Procopio]


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giovedì, marzo 12, 2009

Murales a Belfast
Sui muri dei quartieri popolari di Belfast e delle altre città dell'Irlanda del Nord campeggiano grandi murales, che promuovono volta per volta la causa repubblicana o unionista. Nel montaggio, la foto a sinistra ritrae un murales che invita a votare per il Sinn Féin, la componente politica più radicale del movimento repubblicano nordirlandese, vicina all'Esercito repubblicano irlandese (IRA); a destra un murales dell'Ulster Volunteer Force, una delle formazioni paramilitari della comunità protestante e unionista.






Questione irlandese




Nel linguaggio storiografico l'espressione indica il nodo dei problemi politici, sociali, religiosi, linguistici e culturali che ha condizionato lo sviluppo storico irlandese per tutto il corso del Novecento, senza ancora approdare a una definitiva soluzione. Alla sua origine è il complesso lascito della lunga e contrastata colonizzazione britannica dell’Irlanda e la divisione della popolazione lungo due linee: la prima, rappresentata da un’ampia maggioranza cattolica (in prevalenza di ascendenza celtica), nazionalista e repubblicana; la seconda, consistente in una cospicua minoranza di ascendenza scozzese e inglese, protestante e “unionista” (propensa cioè a conservare uno stretto rapporto politico con la Gran Bretagna).




La seconda guerra civile inglese (1648) e la repressione della rivolta irlandese (1649)




Facendo seguito agli accordi segreti presi con Carlo I, prigioniero dei parlamentaristi nell'isola di Wight, l'esercito scozzese guidato dal duca dì Hamilton passa il fiume Tweed, invadendo l'Inghilterra. L'esercito inglese comandato da Oliver Cromwell gli muove contro e lo affronta nei pressi di Preston tra il 17 e il 20 agosto 1648. La sconfitta degli Scozzesi chiude la seconda guerra civile inglese, segnando anche la fine del regno di Carlo I, giudicato e condannato da un tribunale speciale istituito dal Parlamento epurato. Molti problemi rimangono aperti per il nuovo regime repubblicano, primo tra tutti la rivolta mai sedata in Irlanda, iniziata nell'ottobre del 1641, quando la ribellione dei cattolici irlandesi contro il dominio dei protestanti diventa insurrezione armata. Durante le guerre civili inglesi, i cattolici irlandesi sostengono Carlo I contro i parlamentari protestanti nella speranza che nell'isola sia restaurato il cattolicesimo. Le condizioni politiche in Inghilterra impediscono a Oliver Cromwell di intervenire immediatamente, ma la sanguinosa spedizione di rappresaglia arriva con otto anni di ritardo.Dopo l'esecuzione di Carlo I nel 1649, il problema irlandese torna infatti al centro dell'attenzione. Cromwell è inviato dal Parlamento a reprimere la rivolta in Irlanda: in una breve e crudele campagna (dall'agosto all'ottobre del 1649), vengono massacrate delle guarnigioni realiste di Drogheda e di Wexford, nel sud dell'isola. Cromwell fa ritorno in Inghilterra, lasciando ai suoi ufficiali, Henry Ireton ed Edmund Ludlow, il compito di stroncare ogni focolaio di ribellione; entro il 1652 l'Irlanda viene "pacificata" con ampio ricorso a stragi di intere popolazioni. Cromwell aveva ottenuto il finanziamento per la sua spedizione di riconquista promettendo terre ai suoi soldati e ai finanziatori; con l'Act of Settlement (1652) i proprietari terrieri cattolici e realisti irlandesi vengono quindi scacciati nelle terre aride dell'ovest– quelle della regione del Connaught –dove la terra è rocciosa e qualsiasi tipo di coltivazione è impossibile. Il bilancio dì quegli anni è tra i più pesanti della storia irlandese: tra il 1641 ed il 1652 il conflitto, la miseria e la carestia uccidono circa 112 mila protestanti e 504 mila cattolici.




La questione, che accompagna dal Medioevo la vicenda irlandese assunse le caratteristiche politiche attuali nel corso dell’Ottocento, sulla spinta degli ideali diffusi dalla guerra d'indipendenza americana, dalla rivoluzione francese e dal clima nazionalistico che contraddistinse quel secolo. Ma ebbero un importantissimo ruolo anche le generali condizioni di sudditanza e di indigenza in cui versavano gli irlandesi, soprattutto i cattolici, sotto il governo britannico, e la “grande carestia” (Big famine) del 1845-1847, in cui trovarono la morte, nell’indifferenza del governo di Londra, più di un milione di persone e centinaia di migliaia furono costrette a emigrare in America.

IRA

Il termine Irish Republican Army, inteso nel suo senso moderno, venne usato per la prima volta nel secondo decennio del XX secolo, per indicare le forze ribelli degli Irish Volunteers (Volontari Irlandesi) e della Irish Citizen Army, durante la Rivolta di Pasqua del 1916. Venne in seguito e più comunemente usato per quei volontari che combatterono una campagna di guerriglia nel 1919-1921, in supporto alla Repubblica d'Irlanda.
http://it.wikipedia.org/wiki/Irish_Republican_Army

Con l’autonomia e poi l’indipendenza dell’Eire (Repubblica d’Irlanda) dalla Gran Bretagna, la questione si concentrò nelle sei province dell’Ulster riunite nell’Irlanda del Nord e rimaste sotto la giurisdizione britannica.L'Irlanda del Nord è una delle quattro nazioni costitutive del Regno Unito. Corrispondente alla zona settentrionale dell'isola d'Irlanda, della quale copre un'area di 14.160 km², fu costituita nel 1920 dal Government of Ireland Act, successivamente promulgato dai parlamenti di Irlanda e Gran Bretagna nel 1921.
La capitale è Belfast.
Nell'Ulster le due grandi fazioni che da decine di anni si combattevano e ostacolavano vicendevolmente, giungono ad un accordo storico per la formazione di un Governo d'Unità Nazionale nel 2005.
COMUNICATO DELL’ESERCITO REPUBBLICANO IRLANDESE (IRA) PROVISIONAL, 28 LUGLIO 2005, IN CUI SI DICHIARA TERMINATA LA CAMPAGNA ARMATA INIZIATA NEL 1970-71.
Riporto di seguito un'intervista a Joseph O' Connor
La voce di Joseph O' Connor, lo scrittore irlandese che forse più di tutti ha raccontato un' Irlanda schiacciata fra politica e storia, arriva al telefono, dalla sua casa di Delkey, sul mare appena fuori Dublino, quasi estenuata. Deve essere forse la gioia, o la stanchezza per la lunga attesa: «L' abbiamo aspettato per anni, questo comunicato. Sono felice, come tutti. Ce n' è voluta: il dibattito, all' interno dell' Ira, è andato avanti per mesi. Estenuanti negoziati, condotti da Gerry Adams e Martin McGuinness, per convincere l' Ira...». Perciò, come molti, anche lei pensa che il Sinn Fein di Adams e l' Ira siano due cose distinte... «Se ne può parlare per ore... Come dice Bertie Ahern, sono le due facce della stessa moneta. Ma la metafora non nasconde che Adams e McGuinness hanno la leadership politica: è stato compito loro convincere coloro che hanno il potere militare». Secondo lei, perché ci si arriva proprio oggi? Perché non 5 anni fa, o fra 10 anni? «Bisogna tenere conto del contesto. Primo, il Sinn Fein ha dimostrato che più s' allontana dalla violenza più raccoglie voti, sia qui in Irlanda, a Dublino, che su a Belfast. Adams sta cominciando a pensare a una carriera politica, anche qui nella Repubblica: si vede ministro, entro qualche anno. E, secondo, c' è il contesto internazionale: dopo l' 11 settembre, e altri crimini di terrorismo, è diventato chiaro che non c' è un futuro per l' Ira: tutti i finanziamenti che venivano dagli Stati Uniti si sono prosciugati, con l' amministrazione Bush». O' Connor, lei ha sempre raccontato il rapporto dell' Irlanda con l' Inghilterra (come in Stella del Mare) e con l' America (in Dolce libertà, tutti libri pubblicati in Italia da Guanda). Non trova curioso che l' Ira disarmi proprio mentre Londra è sotto l' attacco d' un nuovo terrorismo? Coincidenza? «È un caso, perché la decisione dell' Ira viene da lontano. Ma rende chiaro che non c' è molto da mordere a Londra: c' ero ieri, e ho visto il clima strano, sgradevole, della città. Così è ovvio che Tony Blair non tollererebbe il terrorismo, neppure dell' Ira». Naturalmente tutti dubitano che ci si possa fidare dell' Ira. Ci si chiede se non si rimangeranno al parola. Per esempio, dicono che disarmano, ma non sciolgono l' organizzazione. «Non la scioglieranno mai. Ma non importa: sarà il tempo a dare una risposta». Ride O' Connor, perché gli è venuto in mente un paragone adatto: «Penso agli americani, che chiedono a Fidel Castro di dimettersi. Non ha senso: sarà il tempo che passa a farsi carico. E poi se l' Ira si sciogliesse farebbe un danno: il vuoto sarebbe riempito dagli estremisti, come tante volte in Irlanda. Un merito di Adams e McGuinness è stato quello di avere mantenuto disciplina nel capo repubblicano». Quindi dobbiamo fidarci. «Sì. Adesso dobbiamo saltare tutti insieme, sperando di avere un paracadute sulle spalle». Strana terra, l' Irlanda: così vittima di violenze, eppure così violenta... «È stato Auden, il poeta, a capirci: coloro che patiscono il male, restituiscono male. Con gli inglesi ci siamo presi per 800 anni, eppure non riesco a immaginare due popoli così vicini l' uno all' altro. Ma tutto cambia. Oggi c' è l' Europa, oggi l' isola degli emigranti è un' isola di immigrati: cammini per Dublino e vedi facce nere, asiatiche, che prima non c' erano. Gente che parla inglese, come a Londra, e non gaelico. Siamo diventati grandi: il ventesimo secolo, che era la nostra adolescenza, è finito. Siamo adulti»
Altichieri Alessio
Pagina 5(29 luglio 2005) - Corriere della Sera

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martedì, marzo 10, 2009

Salvator Dalì
Rosa meditativa

Signora dei silenzi
Quieta e affranta
Consunta e più integra
Rosa della memoria
Rosa della dimenticanza
Esausta e feconda
Tormentata che doni riposo
La Rosa unica
Ora è il giardino
Dove ogni amore finisce
Terminato il tormento
Dell'amore insoddisfatto
Più grande tormento
Dell'amore soddisfatto
Fine dell'ínfinito
Viaggio verso il nulla
Conclusione di tutto ciò
Che non può essere concluso
Linguaggio senza parola
E parola di nessun linguaggio
Grazia alla Madre
Per il Giardino
Dove tutto l'amore finisce.

T.S.Eliot

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lunedì, marzo 09, 2009


Anemone rosso
( Anemone fulgens)



Per la sua caducità simboleggia i sentimenti effimeri, il senso di abbandono, desolazione e l'amore tradito, ma anche la speranza e l'attesa. Da regalare per dire: mi trascuri, torna da me. Non solo ad un amore ma anche ad un amico e un parente.





Perseveranza










Divinità della corte di Chloris ( la dea dei fiori), Anemone catturò il cuore di Zefiro ( il vento della primavera) e di Borea( la tramontana). Chloris, ingelosita, trasformò Anemone in un fiore condannato a schiudersi precocemente sotto le violente dei venti. Così vuole la mitologia greca, che in effetti prende spunto dalla caducità dei petali dell'anemone: un fiore bellissimo, ma che dura poco.
Il suo nome viene dal nome greco anemos, cioè vento.
Regalarlo equivale a dire: "Non sono cieco, vedo che mi trascuri e vorrei che tu tornassi a me". Una richiesta che può essere riferita alla dolce metà, ma anche ad un amico, ad un fratello, o persino ad un figlio. Il significato di tristezza misto a speranza è confermato anche da numerose leggende cristiane in Terra Santa, dove gli anemoni crescevano numerosi, di colore rosso fuoco e profumatissimi: secondo la tradizione, questi fiori spuntarono dalle gocce del sangue di Cristo cadute ai piedi della croce. Nell'Ottocento, e fino ai primi decenni del Novecento, l'anemone è stato un fiore di gran moda in Europa, per poi essere sostituito da altre varietà più esotiche.

















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La viola mammola
E’ un altro dei fiori importanti del prato primaverile. Essendo tra le specie botaniche più antiche, il vocabolo che la definisce nella lingua greca è di origine anellenica.Teofrasto l’annovera tra le brasicaceae, come ortaggi, un po’ come il cavolo nero, la rucola e la rughetta, poiché come risaputo le sue foglie vengono impiegate anche nelle insalate.Secondo Teofrasto la viola odorata fioriva subito dopo la leucoion vulgaris, la viola bianca.Plinio si sofferma a descriverci i vari colori delle viole, purpurae, lutaee, albae: sulle viole gialle e sulle viole purpuree che ben conosciamo, deve essersi accentrata l’attenzione dei popoli sin dalla più alta preistoria.Come altri fiori del prato primaverile, anche la viola appare nelle decorazioni parietali della cultura minoica, in particolare la viola fragrans compare su un frammento di affresco da Haghia Triada.
Il ricordo preciso di una utilità alimentare della viola sia pure trasportata sul piano mitologico, è chiaramente riportata nelle fonti antiche in un passo dei Geoponica in cui si legge della bella Io che tramutata in vacca, solo per lei furono fatte sorgere le viole come nutrimento. Apicio dava la ricetta di un vino di viole.Sono numerose le testimonianze dell’utilità della viola e tutte si ricavano dalle numerose ricette dalla farmacopea. Dioscoride elencando le virtù della viola bianca, affermava che sue radici ridotte in poltiglia e i petali seccati erano utili contro le infiammazioni, ulcere e malattie varie, hanno cioè, il potere di purificare ed in questo di certo si esemplifica la sacralità della pianta.Proprietà terapeutiche hanno parimenti le viole purpuree di cui Dioscoride elenca i vari usi contro le malattie dello stomaco, le febbri maligne, il mal di ventre, la pleurite e in genere tutte le malattie dell’apparato respiratorio.Inoltre Virgilio, Plinio e Columella indicano nei fiori di viola i preferiti dalle api per la formazione di ottimo miele, e questa notizia di certo le ricolloca ancora una volta come possibili fiori sacri del mondo arcaico.Si sa, il miele è uno dei cibi più antichi e gli è riconosciuta una certa sacralità. Nel culto greco infatti il miele è legato solitamente al rito funerario o dedicato a divinità ctonie, ed apare più volte come offerta cultuale anche nel periodo miceneo dove sembra essere un’offerta piuttosto comune.Nell’importante sito archeologico di Knosso ad esempio, vi era un’anfora di miele dedicata alla famosa Eleuthyia, dea cacciatrice patrona delle nascite, che aveva un santuario a Latô e può essere associata tanto a Ilizia quanto a Latona.Per il suo richiamo ad una cultura primitiva, notiamo ancora il significato iniziatico del miele nel mito di Glaukos annegato e risorto in un pythos di miele.Inoltre la viola è legata al miele in quanto Marcello Medico racconta di un prodotto medicamentoso che prevedeva l’uso dei fiori di viola uniti al miele.
Al pari del croco anche la viola forniva una tintura vegetale, che dava quel colore azzurro viola tante volte ricordato in contesti letterari/mitologici, come ad esempio il citato azzurro viola dei fiori odorosi dei prati di Enna, dello stesso colore solo più scuro è anche la fonte fatata, la Porta verso l’Altromondo dove Ade sprofonda con Persefone, quello che oggi è noto come il lago di Pergusa.Anche in Omero sono piuttosto frequenti gli aggettivi coloristici legati alla viola, colori di solito dati al mare, mare che riflette le nuvole viola della tempesta.Mare di viola si può forse leggere anche nella denominazione di Ionos data a quel tratto di mare che si estende dall’Epiro alle coste italiche e che un antico mito legava al passaggi di Io, la sciagurata fanciulla/vacca che si nutre di viole.







Plinio dava il metodo di preparazione dell’estrazione della tintura dalla viola, sottolineandone la primitività: si ricavava dai petali delle viole secche cotte nel’acqua e pressate.Seppure non ci sia alcuna diretta testimonianza sull’importanza della tintura, è molto probabile che anche questa delle viole (come la gialla tintura del croco) avesse un significato sacrale. E’ sottinteso e da forse una qualche testimonianza il fatto che gli Ioni avessero come capo vestiario dei mantelli azzurro viola che è per altro il fiore sacro della loro tradizione. Nel mito greco è il fiore di Ione, perciò è sacro alle stirpi ioniche.A Ione, eroe capostipite degli Ioni, legato in modo indiscutibile alla viola, le Ioniadi, ninfe delle viole, offrono al momento del suo arrivo nell’Elide una corona intrecciata di viole gialle. Con questa ghirlanda sacra, stephanos, simbolo di potenza regale ed anche divina, Ione riceverà l’investitura della Pisatide. Per tale ragione le viole risultano essere i fiori degli della Ionia, il fiore degli Ioni.Ione, l’eroe al quale si offre la corona di viole, è ritratto come cacciatore: giunge alle rive dell’Alfeo dopo aver a lungo inseguito un cinghiale. Con la corona sacra offertagli dalle mitiche Ioniadi, le fanciulle delle viole, entra in possesso di quella regione della Pisatide che etimologicamente vuol dire la regione dei campi umidi d’acqua, regione irrigua, quindi adatta all’avvio delle prime pratiche agrarie.All’acqua, da sempre elemento di fecondità, sono legate anche le stesse Ioniades, le ninfe benevoli che accolgono l’eroe. Secondo Pausania, un loro tempio sorgeva nei pressi del fiume Cytherius nell’Elide, noto per il potere curativo delle sue acque.Nessun mito metamorfico lega Ione alla viola, così come accade tra il croco e l’heros Krokos, così come accade con il giacinto e l’heros Hyakinthos; ma il suo stretto rapporto con il fiore illustrato nel mito peloponnesiaco fa presupporre l’arcaico aspetto di un dema agrario riflesso nel culto eroico tombale di cui si ha un preciso ricordo. Infatti Ione ha una tomba nella pianura attica in una parte detta i fiumi designazione che ripropone il rapporto con l’elemento fertile dell’acqua, utile alla vegetazione, alla vita in ogni sua forma. E’ proprio in questo modo che Ione riesce ad inserirsi nella tradizione attica con l’aspetto dell’heros agrario.Richiamano ad un’antica sacralità della viola, la predilezione degli ateniesi per questo fiore, poiché si ritengono diretti discendenti degli Ioni, difatti si facevano chiamare i coronati di viole. Ad un lontano mondo di primitivi coltivatori Ione è legato anche nel mito argivo, ossia legata ai cittadini di Argo. Secondo un’antica tradizione, Ione sposa la figlia di Selinus, re di Aigialos, unito onomasticamente ed anche sacralmente al selinon, l’apium graveolens, ossia la sacra pianta del sedano. La sposa il cui nome è Helike, la fragile fanciulla del salice, ha un nome che riporta ad un primigenio mondo vegetale, infatti Teofrasto ricorda come varietà nana del salice contradistinta dalla proprietà di avere un frutto fecondo.Il sedano di Selinus, aveva un preciso significato sacro mantenuto nei rituali di età classica e si poneva in rapporto con i rituali e le cerimonie funebre, per cui nella superstizione comune era simbolo di morte o di malattia.Ma per il consueto duplice significato del vegetale sacro le corone di sedano, ghirlande note all’uso funerario, sono anche le corone benaugurali che si offrono ai vincitori delle Istmiche e delle Nemee.Ma tornando alla città della fanciulla del salice, sorge spontaneo il pensiero di Helike e di Ione, eroi e agresti progenitori degli abitanti della città di Helike. La stessa città di Helike, dove fioriva il culto di Posidone Helikonios, è ricordata nella tradizione come la città sacra degli Ioni.Se il rapporto stretto tra Ione e la viola ci porta particolarmente in Attica e nella Grecia, il mito metamorfico sull’origine del fiore, come pianta utile e sacra, si radica invece in Asia Minore. Da Arnobio apprendiamo che le viole sono sorte dal sangue di un essere eroico. Attis, figlio di Nana fecondata dal chicco del melograno (altra importante pianta con valenze sacrali), è tanto amato dalla Dea Cibele, la Grande Madre frigia e dall’essere androgino Acdestis.In una versione del mito dell’eroe, Attis dovrebbe sposare Ia, la viola, ma una improvvisa pazzia passionale suscitata dall’apparizione di Acdestis trasforma il banchetto nuziale in uno scenario sanguinoso: dal sangue di Attis che si evira sotto un pino e dal sangue di Ia che si suicida, nascono infatti le viole dai petali rosseggianti.Queste stesse viole nate dal sangue dei due eroi asiatici, sono colte a primavera per ornare lo stesso pino che con la sua freschezza simboleggia Attis, la cui essenza è rimasta così cristallizzata in una sorte di aura immortale. Così Arnobio, ricorda come Zeus abbai negato ad Attis una vera e propria resurrezione e che per questa ragione appare essere la più pura tipologia di dema, di essere divino morto.L’antico heros Attis, probabile dema del fiore della viola, pare più che rimanere congelato nella situazione sopra descritta, passare nello stadio culturale successivo, quindi come divinità pienamente agraria, e a sostegno di questa teoria, contraddicendo Arnobio, viene in aiuto Firmico Materno respingendo così la teoria secondo la quale Attis è rimasto eternamente in una condizione di morte. Infatti Firmico Materno illustra la grande festa primaverile con la quale i Frigi commemorano il miracoloso ritorno alla vita dell’eroe.Ad unirlo ancora una volta al fiore, in un’antica raffigurazione , su una stele votiva attica appare Agdistis che offre un fiore ad Attis, probabilmente il fiore che lo rappresenta, la viola.Da tutto ciò appare evidente come il divino Attis sottintenda il dema di una civiltà di piantatori della zona anatolica legata all’utile specie della viola.Ci sono elementi che fanno pensare che la presenza della viola come pianta sacra sia nelle tradizioni degli Ioni sia in quelle anatoliche, non dipenda tanto dal fatto che gli Ioni fossero arrivati in Anatolia, quanto più ad un sincretismo avvenuto in epoca più antica di quella assegnata al loro arrivo su quelle terre. E’ naturale, così, che rimanga aperta anche la questione se la pianta sia stata accolta nelle tradizioni degli Ioni mediante un sincretismo avvenuto in epoca imprecisata con un popolo di piantatori, o se invece si tratti di una tradizione ancestrale mantenuta da tempo antichissimo dagli Ioni stessi.In qualunque modo si vedano questi legami e questi intrecci, poiché la viola a differenza di altre piante non ha questo preciso e ben definito rapporto tra un heros e la sua sacralità, mi porta ad un intuizione di tipo “sciamanico”, poiché in questo caso la pianta della viola in relazione alla stirpe degli Ioni si pone quasi come una pianta totemica. Un’antica sacralità della viola si conserva anche nelle tradizioni più tarde di popoli indoeuropei non greci. Una leggenda della Lusazia riflette un mito di metamorfosi legato alla viola nella vicenda della figlia del Dio Tschernebog, un essere divino femminile che rinasce ogni dieci anni sotto forma di viola nella notte di Valpurga.Ritornando al mito di Persefone, la viola compare accanto al narciso nel dramma dell’inganno che la porto a dinventare sposa di Ade.In un epinicio di Bacchilide si legge di Persefone coronata di fiori, fiori tra i quali emerge anche la viola.Come Persefone, anche Afrodite, le Muse, Tetis, esseri divini che mantengono tracce evidenti di appartenenza ad un primitivo sfondo cultuale, si ornano il capo di viole.Queste tracce evidenti di miti e culti tipici di una civiltà di piantatori mediterranei nel complesso della religione greca, portano a pensare alla presenza di stirpi indoeuropee elleniche nel mondo mediterraneo in un momento molto arcaico nel quale ancora non si era imposta in modo assoluto la presenza dell’agricoltura dei cereali.E’ senza dubbio molto bello guardare a quelli che furono i passaggi dei popoli dalle piante al periodo cerealicolo, e più studio alcuni libri, più mi rendo conto di quanto poco netto sia questo passaggio e di quanti forti dubbi vi siano ancora in merito a queste vicende così antiche. Rimane di fatto che la viola, qualunque sia stata la sua importanza sacrale o nutrizionale per i nostri antenati, è uno fiore magnifico nei colori e nei profumi e di certo merita essere collocato in quella vasta “piana” primaverile.
Fonti:Elementi di culture precereali nei miri e riti greci di Ileana Chirassi I miti greci di Robert GravesPeriegesi della Grecia di Pausaniahttp://www.leserre.it
htmlhttp://annesdoor.com/artecultura3.
htmlhttp://www.csun.edu/~hcfll004/townsparta.html
Articolo scritto da Rebecka.

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LA PRIMULA
La Primavera bussa già alle porte:
prati spogli si destano lentamente, qualche filo d’erba fa breccia nel terreno e fanno capolino le corolle solitarie dal color del sole: sono le Primule. S’inchinano alla primavera, si porgono al mondo, donando il loro umile fiore e offrendo le proprie virtù salutari.


Quando la natura si risveglia dal lungo letargo invernale, un timido fiore appare, punteggiando di giallo la campagna.La Primula, con la sua delicata corolla, annuncia l’inizio della Primavera. Shakespeare, nel Racconto d’inverno, dedica al fiorellino queste espressioni poetiche: “Pallide Primule che muoiono nubili”, sottolineando la caratteristica di questo fiore, che nasce mentre la natura quasi non dà segni di vita, ed i vispi insetti sono ancora assopiti nei loro nidi, per cui poche piantine possono essere impollinate.Simbolo di giovinezza come messaggera della stagione rinnovatrice, la Primula dona l’augurio di buona fortuna, e per questo motivo in Gran Bretagna si offre come amuleto, che si racconta diventi potentissimo se tenuto sul cuore insieme ad un cristallo di rocca. Gli innamorati come pegno d’amore donano questo semplice fiore, perché tra le sue corolle si cela questo messaggio: “La chiave del mio cielo è nel tuo cuore”.



Nella tradizione popolare la Primula ha eccellenti qualità terapeutiche; un articolo, scritto nel lontano 1768 a Livorno, racconta delle sue virtù: “A restringere le lacrime, a pisciare la pietra che fosse nella vescica per orinare, a occhi rossi, a duolo d’orecchie, a duolo di stomaco, a febbre calda, a far aumiliare il corpo e levar la tossa a chi avesse ambascia, a ferite recenti e fresche curare, a rotture di capo, a vizio d’occhi”.Come abbiamo visto, quest’umile fiorellino è un ottimo diuretico ed anche un buon sedativo. Ildegarda di Bingen, la badessa benedettina del XII secolo, lo consigliava come rimedio contro la malinconia e l’insonnia. I fiori essiccati, oltre a fornire un the aromatico, servono a profumare la birra ed a migliorare il bouquet dei vini; i petali dei fiori, freschissimi, possono arricchire le insalate; canditi, sono dei dolci deliziosi. Una vecchia leggenda popolare racconta che dal Paradiso San Pietro gettò le sue chiavi, perché il Signore ne aveva voluto un altro paio; nel punto in cui esse caddero spuntò la Primula, e secondo la tradizione questo fiorellino assomiglierebbe a quel mazzo di chiavi.Si narra anche che questo fiore celi un gran segreto, che tuttora incuriosisce i romantici: chi riesce a toccare la roccia delle fate con un mazzetto di Primule, vedrà aprirsi la strada che lo condurrà al loro regno. Però questo rito magico deve esser fatto con un numero ben preciso di Primule: chi sbagliasse, avrebbe un destino infausto. Ma quante devono essere le Primule del mazzetto? Nessuno lo sa!






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domenica, marzo 08, 2009



DONNA




Donna, non sei soltanto l' opera di Dio,


ma anche degli uomini, che sempre


ti fanno bella con i loro cuori.



I poeti ti tessono una rete


con fili di dorate fantasie;


i pittori danno alla tua forma


sempre nuova immoralità.
Il mare dona le sue perle,


le miniere il loro oro,


i giardini d' estate i loro fiori


per adornarti, per coprirti,


per renderti sempre più preziosa.



Il desiderio del cuore degli uomini


ha steso la sua gloria


sulla tua giovinezza.


Per metà sei donna, e per metà sei sogno.


Rabindranath Tagore

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sabato, marzo 07, 2009




8 Marzo 2009
















Nelle istituzioni e nella politica la presenza delle donne e' davvero 'modesta', denuncia Giorgio Napolitano in occasione dell'8 marzo. Il presidente della Repubblica, celebrando al Quirinale la 'Giornata internazionale della donna', ha osservato che restano 'molte ombre sulla strada della parita' salariale e della partecipazione delle donne alle forze di lavoro e all'occupazione complessiva' ed ha condannato la violenza sessuale, 'l'infamia piu' pesante' in Italia e nel mondo. In Italia, ha evidenziato il Capo dello Stato, si stanno facendo 'passi avanti nel reagire ad ogni sorta di violenza contro le donne e ad ogni sorta di pratiche lesive della loro dignita'; si fanno passi avanti sul piano della presa di coscienza e della denuncia con un crescente coinvolgimento delle scuole. E passi avanti si fanno sul piano legislativo e dell'azione di governo'. In ogni caso, 'il quadro di riferimento generale per portare avanti la causa delle donne in tutti i suoi aspetti resta piu' che mai la nostra Costituzione', ha detto Napolitano ricordando che il fascismo privo' le donne 'dei fondamentali ed elementari diritti e le costrinse, se ebree, con le infami leggi razziali' ad abbandonare le scuole pubbliche.
Una mimosa... per non dimenticare





"Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo...sono i libri, le arti, le accademie che mostrano, contengono e nutrono il mondo."

(W. Shakespeare).


























Salvador Dali: Paesaggio con farfalle, 1956
I fly like a butterfly
sailing against the wind
in the sky
kissing the sun
over the rainbow...

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Van Gogh



Campo di grano con volo di corvi
1890
Amsterdam, Van Gogh Museum

I mangiatori di patate
All'interno di una povera stanza, alcuni contadini consumano il pasto serale servendosi da un unico piatto di patate, mentre una di loro sta versando il caffè. Alla resa oggettiva della realtà si sostituisce un'interpretazione di essa. La luce, provenendo dall'alto e colpendo perciò soltanto alcune parti, provoca contrasti chiaroscurali e accentua la caratterizzazione dei volti, delle mani, degli abiti. Viene sottolineata la continua fatica fisica di chi ha consumato, giorno dopo giorno, la propria vita nel lavoro dei campi.


Camera da letto

La Camera da letto è uno dei suoi quadri più riusciti. Sulle pareti sono appese alcune delle sue tele. L'atmosfera intima e domestica è affiancata dall'equilibrio armonioso dei vari campi di colore. Van Gogh trasforma la piccola stanza in un ambiente mosso e traballante. Le linee prospettiche del pavimento sono spezzate dalle commettiture trasversali, decisi segni scuri disegnano i mobili, i colori sono senza ombre.

Soggetti prediletti, gli iris e i girasoli, che compaiono in numerose opere.

Vaso con dodici girasoli (Arles, agosto 1888). Neue Pinakothek, Monaco, Germania.


Vaso con quindici girasoli (Arles, agosto 1888). National Gallery, Londra, Inghilterra


Piante di iris


Vincent Van Gogh, Il seminatore, 1888, olio su tela, 32x40cm. Amsterdam, Rijksmuseum Vincent Van Gogh

VAN GOGH PER FIORIRE NEL COLORE




The Fields (campi di grano) appartiene alla serie di spettacolari tele dipinte intorno al 10 luglio 1890, poche settimane prima del raccolto. E diciannove giorni prima della sua morte. Van Gogh è stato abbandonato da tutti, la sua malattia depressiva si è aggravata. Il 27 luglio del 1890 si presenta alla coppia proprietaria della locanda in cui vive. Sta molto male e confessa di essersi sparato un colpo di rivoltella in un campo accanto al cimitero nei pressi di Auvers-sur-Oise mentre dipingeva la sua ultima opera. Morirà il 29 luglio e sarà sepolto il giorno dopo in quello stesso cimitero. Al funerale parteciperanno il fratello Theo, il dottor Gachet (ritratto in un’opera oggi famosissima) e molti amici artisti. Nonostante la gravità della sua situazione mentale, Vincent sino all’ultimo non tradisce la sua pittura. Nessuno dei suoi disordini entra nei quadri che restano, sino agli ultimi realizzati, la rappresentazioni di immagini fortissime, gloriose. Vibranti celebrazioni della terra intorno a lui. Van Gogh trascorre i suoi ultimi mesi nel comune di Auvers, dove ha affittato una camera presso la piacevole Ravoux Inn. Ogni giorno si dedica alla sua pittura e porta materiali e attrezzi per dipingere sui campi coltivati nelle vicinanze, sceglie di insediarsi su un determinato posto, e assorbe pienamente se stesso nel suo lavoro. Ai primi di luglio ha iniziato una serie di paesaggi, la maggior parte di loro circa 50 centimetri di larghezza, che rappresentato il profumo e l'aria quasi onnipresente che si leva dai campi di grano. In alcuni i campi sono visualizzati in presenza di luce solare. In altri, la scena è più scura con il cielo minacciosamente nuvoloso. Nel caso di quest’opera, dato il giallo intenso del raccolto dei cereali pronti, Walter Feilchenfeldt ha proposto che esso sia stato probabilmente dipinto a metà luglio e che sia dunque uno degli ultimi paesaggi che l'artista abbia completato. Tutte queste opere sono brillantemente colorate attraverso una straordinaria composizione ritmica. Sappiamo dalle sue lettere che Van Gogh era particolarmente agitato mentre lavorava a questi paesaggi. Ma in una lettera, ottimista, scritta alla madre e alla sorella, egli si sofferma a descrivere ciò che pensava guardando questi panorami: "Io stesso sono assorbito nella immensa pianura con i campi di grano appoggiati contro le colline, senza confini come un mare di colore giallo delicato, un morbido verde e il viola delicato arato e di un pezzo di terreno. Una scacchiera a intervalli regolari con il verde di fioritura delle piante di patate. Il tutto sotto un cielo blu, bianco, rosa con toni violetti”



http://www.youtube.com/watch?v=Gi_P8XwrSCU&feature=related












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