lunedì, marzo 23, 2009
mercoledì, marzo 18, 2009
Etichette: festività, religione, tradizioni
martedì, marzo 17, 2009
Etichette: Arte
lunedì, marzo 16, 2009
"May the road rise to meet you,may the wind be always at your back,may the sun shine warm upon your face,and the rains fall soft upon your fields and,until we meet again,may God hold you in the palm of His hand."
Etichette: festività, religione, tradizioni
Etichette: Pittura
colora genti, menti
e porta compagnia all'anima.
Musica di dolori e passioni
o di semplici emozioni,
ma sempre note che incantano e fan sognare.
Amo la musica e continuo a volare.
Etichette: Pensieri in libertà
domenica, marzo 15, 2009
Il gatto
Il gatto è un animale che ha due zampe davanti, due zampe dietro, due zampe sul lato sinistro e due zampe sul lato destro. Le zampe davanti gli servono per correre le zampe dietro gli servono per frenare. Il gatto ha una coda che segue il corpo. Essa finisce improvvisamente. Egli ha dei peli sotto il naso, rigidi come fili di ferro. E’ per questo che egli è dell’ordine dei “Filini”. Ogni tanto il gatto desidera avere dei piccoli. Allora li fa: è in quel momento che diventa una gatta.
Scritta da un bambino di 9 anni, pubblicata da "Le Figaro" il 6 maggio 1952, da "Amica" e dalla guida “Cani e gatti de Il secolo XIX".
Come dorme bene un gatto
Etichette: Animali
sabato, marzo 14, 2009
Etichette: poesia
(Nazim Hikmet)
In un capitolo del suo libro Collasso (Einaudi, 2005), il biologo e geografo Jared Diamond narra l’affascinante e terribile storia di Pasqua, l’isolotto in pieno Oceano Pacifico, al largo della costa cilena, un tempo rigoglioso di vita e risorse. I suoi abitanti furono presi da una razionale follia che si manifestava in una gara di potenza tra clan su chi costruisse e installasse le più mastodontiche raffigurazioni delle proprie fattezze umane, quelle statue che oggi presidiano insensatamente un paesaggio spettrale e dal mare verso terra fissano i visitatori con il loro sguardo di pietra. Nel corso di tre secoli, questa corsa al successo e al prestigio fece il deserto attorno a loro. Furono abbattuti i grandi banani il cui tronco serviva a muovere i massi scolpiti e a rizzarli nei campi. La vegetazione si ridusse ad arbusti e sparirono gli animali di terra; gli uccelli cambiarono rotta; senza i tronchi per le canoe, anche la pesca cessò.Finirono con l’abbrutirsi mangiando i ratti e poi divorandosi tra loro.
Ci si chiede come abbiano potuto trascinarsi così in basso, addirittura con i loro stessi sforzi, riducendo una terra feconda in un’infelice gabbia mortifera dalla quale, avendo distrutto anche l’ultimo albero che sarebbe servito per l’ultima imbarcazione, finirono per non poter andarsene via. Una società tanto cieca rispetto al suo avvenire, si dice debba essersi fidata fino all’ultimo delle parole di qualche grande assicuratore che, per non dispiacere al suo popolo e farlo credere libero di proseguire nella sua follia, non usava altro che parole di ottimismo, parole con le quali gli impedì di alzare la testa e aprire gli occhi.
[Serigrafia polimaterica - Pino Procopio]
Etichette: Attualità
giovedì, marzo 12, 2009
IRA
Il termine Irish Republican Army, inteso nel suo senso moderno, venne usato per la prima volta nel secondo decennio del XX secolo, per indicare le forze ribelli degli Irish Volunteers (Volontari Irlandesi) e della Irish Citizen Army, durante la Rivolta di Pasqua del 1916. Venne in seguito e più comunemente usato per quei volontari che combatterono una campagna di guerriglia nel 1919-1921, in supporto alla Repubblica d'Irlanda.
http://it.wikipedia.org/wiki/Irish_Republican_Army
Altichieri Alessio
Pagina 5(29 luglio 2005) - Corriere della Sera
Etichette: Attualità Irlanda
martedì, marzo 10, 2009
Signora dei silenzi
Quieta e affranta
Consunta e più integra
Rosa della memoria
Rosa della dimenticanza
Esausta e feconda
Tormentata che doni riposo
La Rosa unica
Ora è il giardino
Dove ogni amore finisce
Terminato il tormento
Dell'amore insoddisfatto
Più grande tormento
Dell'amore soddisfatto
Fine dell'ínfinito
Viaggio verso il nulla
Conclusione di tutto ciò
Che non può essere concluso
Linguaggio senza parola
E parola di nessun linguaggio
Grazia alla Madre
Per il Giardino
Dove tutto l'amore finisce.
T.S.Eliot
Etichette: poesia
lunedì, marzo 09, 2009
( Anemone fulgens)
Il suo nome viene dal nome greco anemos, cioè vento.
Etichette: linguaggio dei fiori
Al pari del croco anche la viola forniva una tintura vegetale, che dava quel colore azzurro viola tante volte ricordato in contesti letterari/mitologici, come ad esempio il citato azzurro viola dei fiori odorosi dei prati di Enna, dello stesso colore solo più scuro è anche la fonte fatata, la Porta verso l’Altromondo dove Ade sprofonda con Persefone, quello che oggi è noto come il lago di Pergusa.Anche in Omero sono piuttosto frequenti gli aggettivi coloristici legati alla viola, colori di solito dati al mare, mare che riflette le nuvole viola della tempesta.Mare di viola si può forse leggere anche nella denominazione di Ionos data a quel tratto di mare che si estende dall’Epiro alle coste italiche e che un antico mito legava al passaggi di Io, la sciagurata fanciulla/vacca che si nutre di viole.
Plinio dava il metodo di preparazione dell’estrazione della tintura dalla viola, sottolineandone la primitività: si ricavava dai petali delle viole secche cotte nel’acqua e pressate.Seppure non ci sia alcuna diretta testimonianza sull’importanza della tintura, è molto probabile che anche questa delle viole (come la gialla tintura del croco) avesse un significato sacrale. E’ sottinteso e da forse una qualche testimonianza il fatto che gli Ioni avessero come capo vestiario dei mantelli azzurro viola che è per altro il fiore sacro della loro tradizione. Nel mito greco è il fiore di Ione, perciò è sacro alle stirpi ioniche.A Ione, eroe capostipite degli Ioni, legato in modo indiscutibile alla viola, le Ioniadi, ninfe delle viole, offrono al momento del suo arrivo nell’Elide una corona intrecciata di viole gialle. Con questa ghirlanda sacra, stephanos, simbolo di potenza regale ed anche divina, Ione riceverà l’investitura della Pisatide. Per tale ragione le viole risultano essere i fiori degli della Ionia, il fiore degli Ioni.Ione, l’eroe al quale si offre la corona di viole, è ritratto come cacciatore: giunge alle rive dell’Alfeo dopo aver a lungo inseguito un cinghiale. Con la corona sacra offertagli dalle mitiche Ioniadi, le fanciulle delle viole, entra in possesso di quella regione della Pisatide che etimologicamente vuol dire la regione dei campi umidi d’acqua, regione irrigua, quindi adatta all’avvio delle prime pratiche agrarie.All’acqua, da sempre elemento di fecondità, sono legate anche le stesse Ioniades, le ninfe benevoli che accolgono l’eroe. Secondo Pausania, un loro tempio sorgeva nei pressi del fiume Cytherius nell’Elide, noto per il potere curativo delle sue acque.Nessun mito metamorfico lega Ione alla viola, così come accade tra il croco e l’heros Krokos, così come accade con il giacinto e l’heros Hyakinthos; ma il suo stretto rapporto con il fiore illustrato nel mito peloponnesiaco fa presupporre l’arcaico aspetto di un dema agrario riflesso nel culto eroico tombale di cui si ha un preciso ricordo. Infatti Ione ha una tomba nella pianura attica in una parte detta i fiumi designazione che ripropone il rapporto con l’elemento fertile dell’acqua, utile alla vegetazione, alla vita in ogni sua forma. E’ proprio in questo modo che Ione riesce ad inserirsi nella tradizione attica con l’aspetto dell’heros agrario.Richiamano ad un’antica sacralità della viola, la predilezione degli ateniesi per questo fiore, poiché si ritengono diretti discendenti degli Ioni, difatti si facevano chiamare i coronati di viole. Ad un lontano mondo di primitivi coltivatori Ione è legato anche nel mito argivo, ossia legata ai cittadini di Argo. Secondo un’antica tradizione, Ione sposa la figlia di Selinus, re di Aigialos, unito onomasticamente ed anche sacralmente al selinon, l’apium graveolens, ossia la sacra pianta del sedano. La sposa il cui nome è Helike, la fragile fanciulla del salice, ha un nome che riporta ad un primigenio mondo vegetale, infatti Teofrasto ricorda come varietà nana del salice contradistinta dalla proprietà di avere un frutto fecondo.Il sedano di Selinus, aveva un preciso significato sacro mantenuto nei rituali di età classica e si poneva in rapporto con i rituali e le cerimonie funebre, per cui nella superstizione comune era simbolo di morte o di malattia.Ma per il consueto duplice significato del vegetale sacro le corone di sedano, ghirlande note all’uso funerario, sono anche le corone benaugurali che si offrono ai vincitori delle Istmiche e delle Nemee.Ma tornando alla città della fanciulla del salice, sorge spontaneo il pensiero di Helike e di Ione, eroi e agresti progenitori degli abitanti della città di Helike. La stessa città di Helike, dove fioriva il culto di Posidone Helikonios, è ricordata nella tradizione come la città sacra degli Ioni.Se il rapporto stretto tra Ione e la viola ci porta particolarmente in Attica e nella Grecia, il mito metamorfico sull’origine del fiore, come pianta utile e sacra, si radica invece in Asia Minore. Da Arnobio apprendiamo che le viole sono sorte dal sangue di un essere eroico. Attis, figlio di Nana fecondata dal chicco del melograno (altra importante pianta con valenze sacrali), è tanto amato dalla Dea Cibele, la Grande Madre frigia e dall’essere androgino Acdestis.In una versione del mito dell’eroe, Attis dovrebbe sposare Ia, la viola, ma una improvvisa pazzia passionale suscitata dall’apparizione di Acdestis trasforma il banchetto nuziale in uno scenario sanguinoso: dal sangue di Attis che si evira sotto un pino e dal sangue di Ia che si suicida, nascono infatti le viole dai petali rosseggianti.Queste stesse viole nate dal sangue dei due eroi asiatici, sono colte a primavera per ornare lo stesso pino che con la sua freschezza simboleggia Attis, la cui essenza è rimasta così cristallizzata in una sorte di aura immortale. Così Arnobio, ricorda come Zeus abbai negato ad Attis una vera e propria resurrezione e che per questa ragione appare essere la più pura tipologia di dema, di essere divino morto.L’antico heros Attis, probabile dema del fiore della viola, pare più che rimanere congelato nella situazione sopra descritta, passare nello stadio culturale successivo, quindi come divinità pienamente agraria, e a sostegno di questa teoria, contraddicendo Arnobio, viene in aiuto Firmico Materno respingendo così la teoria secondo la quale Attis è rimasto eternamente in una condizione di morte. Infatti Firmico Materno illustra la grande festa primaverile con la quale i Frigi commemorano il miracoloso ritorno alla vita dell’eroe.Ad unirlo ancora una volta al fiore, in un’antica raffigurazione , su una stele votiva attica appare Agdistis che offre un fiore ad Attis, probabilmente il fiore che lo rappresenta, la viola.Da tutto ciò appare evidente come il divino Attis sottintenda il dema di una civiltà di piantatori della zona anatolica legata all’utile specie della viola.Ci sono elementi che fanno pensare che la presenza della viola come pianta sacra sia nelle tradizioni degli Ioni sia in quelle anatoliche, non dipenda tanto dal fatto che gli Ioni fossero arrivati in Anatolia, quanto più ad un sincretismo avvenuto in epoca più antica di quella assegnata al loro arrivo su quelle terre. E’ naturale, così, che rimanga aperta anche la questione se la pianta sia stata accolta nelle tradizioni degli Ioni mediante un sincretismo avvenuto in epoca imprecisata con un popolo di piantatori, o se invece si tratti di una tradizione ancestrale mantenuta da tempo antichissimo dagli Ioni stessi.In qualunque modo si vedano questi legami e questi intrecci, poiché la viola a differenza di altre piante non ha questo preciso e ben definito rapporto tra un heros e la sua sacralità, mi porta ad un intuizione di tipo “sciamanico”, poiché in questo caso la pianta della viola in relazione alla stirpe degli Ioni si pone quasi come una pianta totemica. Un’antica sacralità della viola si conserva anche nelle tradizioni più tarde di popoli indoeuropei non greci. Una leggenda della Lusazia riflette un mito di metamorfosi legato alla viola nella vicenda della figlia del Dio Tschernebog, un essere divino femminile che rinasce ogni dieci anni sotto forma di viola nella notte di Valpurga.Ritornando al mito di Persefone, la viola compare accanto al narciso nel dramma dell’inganno che la porto a dinventare sposa di Ade.In un epinicio di Bacchilide si legge di Persefone coronata di fiori, fiori tra i quali emerge anche la viola.Come Persefone, anche Afrodite, le Muse, Tetis, esseri divini che mantengono tracce evidenti di appartenenza ad un primitivo sfondo cultuale, si ornano il capo di viole.Queste tracce evidenti di miti e culti tipici di una civiltà di piantatori mediterranei nel complesso della religione greca, portano a pensare alla presenza di stirpi indoeuropee elleniche nel mondo mediterraneo in un momento molto arcaico nel quale ancora non si era imposta in modo assoluto la presenza dell’agricoltura dei cereali.E’ senza dubbio molto bello guardare a quelli che furono i passaggi dei popoli dalle piante al periodo cerealicolo, e più studio alcuni libri, più mi rendo conto di quanto poco netto sia questo passaggio e di quanti forti dubbi vi siano ancora in merito a queste vicende così antiche. Rimane di fatto che la viola, qualunque sia stata la sua importanza sacrale o nutrizionale per i nostri antenati, è uno fiore magnifico nei colori e nei profumi e di certo merita essere collocato in quella vasta “piana” primaverile.
Fonti:Elementi di culture precereali nei miri e riti greci di Ileana Chirassi I miti greci di Robert GravesPeriegesi della Grecia di Pausaniahttp://www.leserre.it
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domenica, marzo 08, 2009
DONNA
Donna, non sei soltanto l' opera di Dio,
ma anche degli uomini, che sempre
ti fanno bella con i loro cuori.
I poeti ti tessono una retecon fili di dorate fantasie;
i pittori danno alla tua forma
sempre nuova immoralità.
Il mare dona le sue perle,le miniere il loro oro,
i giardini d' estate i loro fiori
per adornarti, per coprirti,
per renderti sempre più preziosa.
Il desiderio del cuore degli uominiha steso la sua gloria
sulla tua giovinezza.
Per metà sei donna, e per metà sei sogno.
Rabindranath Tagore
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sabato, marzo 07, 2009
8 Marzo 2009
Camera da letto
http://www.youtube.com/watch?v=Gi_P8XwrSCU&feature=related
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