sabato, ottobre 28, 2006


COME E DOVE E' NATA LA FESTA DI HALLOWEEN?


La parola "Halloween" ha lontana origine anglosassone; si fa risalire alla tradizione della chiesa cattolica e deriva probabilmente da una contrazione della frase "All Hallows Eve" ovvero la notte di ognissanti festeggiata il 31 ottobre, data che nel quinto secolo avanti Cristo nell'Irlanda celtica coincideva con la fine dell'estate: in questa ricorrenza - chiamata Samhain (pronunciata soueen) - i colori tipici erano l'arancio per ricordare la mietitura e quindi la fine dell'estate ed il nero a simboleggiare l'imminente buio dell'inverno.



Narra la leggenda che gli spiriti erranti di chi è morto durante l'anno tornino indietro la notte del 31 ottobre in cerca di un corpo da possedere per l'anno successivo. I Celti credevano che in questa magica notte tutte le leggi fisiche che regolano lo spazio e il tempo venissero sospese, rendendo possibile la fusione del mondo reale e dell'aldilà.Ovviamente i vivi non volevano essere posseduti! Perciò i contadini dei villaggi rendevano le loro case fredde ed indesiderabili spegnendo i fuochi nei camini e rendevano i loro corpi orribili mascherandosi da mostri gironzolando tra le case per far scappare di paura tutti gli spiriti che incontravano!
Un'altra spiegazione del perché i Celti spegnessero ogni fuoco non risiede nello scoraggiare la possessione dei loro corpi, ma nel fatto che riaccendessero ogni focolare prendendo la fiamma da un unico gigantesco fuoco druidico che veniva acceso nella notte del 31 ottobre nel mezzo dell'Irlanda a Usinach.
I Romani fecero loro le pratiche celtiche. Ma con l'andare del tempo svanì la paura di essere posseduti dagli spiriti e rimase solo la tradizione di travestirsi.
La festa di Halloween venne portata negli USA intorno al 1840 dagli emigranti irlandesi che fuggivano dalla carestia di patate che aveva colpito la loro patria.


PERCHE' "DOLCETTO O SCHERZETTO"?
La tradizione di "trick-or-treat" - dolcetto o scherzetto vuole che abbia origine non dai celti ma da una pratica europea del nono secolo d.C. chiamata in inglese "souling" che potremmo traddure in italiano come "elemosinare anima". Il 2 novembre, Ognissanti, i primi Cristiani vagavano di villaggio in villaggio elemosinando per un po' di "pane d'anima" dolce fatto di forma quadrata con l'uva passa (come il nostro "pane ramerino"). Più dolci ricevevano più preghiere promettevano per i parenti defunti dei donatori. A quell'epoca si credeva che i morti rimanessero nel limbo per un certo periodo dopo la morte e che le preghiere anche fatte da estranei potessero rendere più veloce il passaggio in paradiso.


CHI E' JACK-O-LANTERN?

PERCHE' SI SCAVANO LE ZUCCHE?
La tradizione di Jack-o-lantern deriva probabilmente dal folklore iralndese. Narra la leggenda che un uomo di nome Jack, noto baro e malfattore, ingannò Satana sfidandolo nella notte di Ognissanti a scalare un albero sulla cui corteccia incise una croce intrappolandolo tra i rami. Jack fece un patto col diavolo: se non lo avesse più indotto in tentazione lo avrebbe fatto scendere dall'albero. Alla morte di Jack, continua la leggenda, gli venne impedito di entrare in paradiso a causa della cattiva condotta avuta in vita, ma gli venne negato l'ingresso anche all'inferno perché aveva ingannato il diavolo. Allora Satana gli porse un piccolo tizzone d'inferno per illuminare la via nella tremenda tenebra che lo attorniava. Per far durare più a lungo la fiamma Jack scavò un grosso cavolo rapa e ve la pose all'interno.
Gli irlandesi usavano in origine i cavoli rapa ma quando nel 1840 arrivarono negli USA scoprirono che le rape americane erano piccole, ma anche che le zucche erano più grosse e più facili da scavare dei cavoli rapa. Ecco perché a tutt'oggi Jack-o-lantern è una zucca intagliata al cui interno è posata una lanterna.

LE TRADIZIONI POPOLARI ITALIANE

È giusto conoscere e capire gli altri, ma questo non vuol dire emularli a tal punto da dimenticare da dove veniamo e quali tesori possediamo, per correre dietro ad una zucca bucata!


Oltre alla tradizionale festa Americana fatta di costumi e zucche, mi piacerebbe esplorare le tradizioni del nostro paese per non farle scordare, e per farle conoscere a chi non le sa.

In Sicilia il giorno di Tutti i Santi ci si reca al cimitero a visitare i morti insieme ai bambini, insieme alle preghiere si chiedono dei doni. La sera si va a letto presto perchè a mezzanotte vengono le anime che portano i regali.

"Narrava la leggenda che la caverna sotterranea, per un passaggio misterioso, fosse in comunicazione colla sepoltura della chiesetta soprastante; e che ogni anno, il dì dei Morti - nell'ora in cui le mamme vanno in punta di piedi a mettere dolci e giocattoli nelle piccole scarpe dei loro bimbi, e questi sognano lunghe file di fantasmi bianchi carichi di regali lucenti, e le ragazze provano sorridendo dinanzi allo specchio gli orecchini o lo spillone che il fidanzato ha mandato in dono per i morti .." (http://bepi1949.altervista.org/tutte/festadei.htm)

La festa dei morti

di Giovanni Verga


La commemorazione dei defunti, a Palermo assume un significato di festa che coinvolge soprattutto i bambini, i quali ricevono per quel giorno giocattoli e dolciumi: per l'occasione vengono preparati i famosi pupi di zucchero, che raffigurano gli antichi paladini e cavalieri, e la frutta di pasta reale, denominata martorana, dall’omonimo convento palermitano dove le monache di clausura preparavano dolcetti di pasta reale modellati a forma di frutta.

Come vuole la tradizione siciliana, la sera prima i bimbi vanno a letto con la speranza d’essere ricordati da nonni e familiari trapassati. Sul tardi i genitori preparano le “ceste” con i dolci tipici della festa, indumenti, giocattoli e li nascondono nei punti più reconditi dell’abitazione.La mattina del 2 novembre, i bambini s’alzano già pronti per iniziare la caccia al tesoro in giro per la casa, dopo avere recitato la supplica:
"Armi santi, armi santi, Iu sugnu unu e vùatri síti tanti:Mentri sugnu 'ntra stu munnu di guai Cosi di morti mittitimìnni assai."
Infatti i morti non mettono mai i doni a vista ma li nascondono abilmente, talvolta camuffandoli in maniera irriconoscibile. Poi, sotto il letto o dietro i libri posti su uno scaffale o in un armadio, o in uno dei cento altri posti possibili, i doni vengono trovati...e inizia il gioco.

Pupaccena

"Chi ti lassaru i morti?" (Che ti hanno donato i morti) ancora si chiede, alla domanda si risponde come una filastrocca "U' pupu cu l'anchi torti” (un pupo con le gambe storte).


mercoledì, ottobre 25, 2006

Mani che curano l'anima...la coccolano...l'accarezzano
L'amico l'aveva letteramente rapita da quella casa troppo buia,troppo grande, troppo silenziosa: era una donna che si rifiutava a vivere,prigioniera di una strana inquietudine e pensieri nascosti.
Così lo aveva seguito senza troppa voglia.

Lei guardava le sue scarpe e se ne stava immobile sulla poltrona, senza ascoltare la musica.
Chiuse gli occhi come lui le aveva ordinato di fare.Si sfilò le scarpe e respirò profondamente.
Passò di certo un po' di tempo e lentamente, accanto a sé, percepì qualcosa muoversi tra le note di "Swept from the sea" che si diffondevano nella stanza:aprì gli occhi e poggiò lo sguardo sulla mano di lui.
D'improvviso ci fu un frastuono dentro di lei; la musica sembrava pulsarle dentro al petto, sentì l'irresistibile voglia di unirsi a quella mano , di accompagnarla nel movimento.
Rimasero così a danzare tutta la notte sotto una pioggia di strane sensazioni, mentre i ritmi del cuore battevano il tempo dei loro intrecci di dita, perfetti danzatori di una magica notte.
...mani...mani...mani
Mani intrecciate che sciolgono grovigli di pensieri...

Mani che tornano a parlare...

Mani...mani...e ancora mani...

Incontro di due mani

in cerca di stelle,nella notte!
Con che pressione immensa

si sentono le purezze immortali!
Dolci, quelle due dimenticano

la loro ricerca senza sosta,

e incontrano, un istante,

nel loro circolo chiuso,

quel che cercavano da sole.
Rassegnazione d'amore,

tanto infinita come l'impossibile!


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martedì, ottobre 24, 2006


Gustave Klimt

( Beethoven Frieze : Praise to Joy, the God-descended / 1902)

Avete in mente l'Inno alla gioia"di Schiller, quello che poi Beethoven musicò nella Nona?
Ebbene, sono andata a curiosare per negozi e ho trovato il dipinto di Klimt (una copia naturalmente) che da tempo cercavo..l' ho appeso alla parete che sta proprio di fronte alla postazione dalla quale sto digitando mentre le note della Sinfonia n° 9 si diffondono nella stanza luminosa.
In fondo basta poco per essere felici!
"Inno alla Gioia"
O amici, non questi suoni! ma intoniamone altri più piacevoli, e più gioiosi.
Gioia, bella scintilla divina, figlia degli Elisei, noi entriamo ebbri e frementi, celeste, nel tuo tempio. La tua magia ricongiunge ciò che la moda ha rigidamente diviso, tutti gli uomini diventano fratelli, dove la tua ala soave freme.
L'uomo a cui la sorte benevola,concesse di essere amico di un amico, chi ha ottenuto una donna leggiadra, unisca il suo giubilo al nostro! Sì, - chi anche una sola anima possa dir sua nel mondo! Chi invece non c'è riuscito, lasci piangente e furtivo questa compagnia!
Gioia bevono tutti i viventi dai seni della natura; tutti i buoni, tutti i malvagi seguono la sua traccia di rose! Baci ci ha dato e uva , un amico, provato fino alla morte! La voluttà fu concessa al verme, e il cherubino sta davanti a Dio!
Lieti, come i suoi astri volano attraverso la volta splendida del cielo, percorrete, fratelli, la vostra strada, gioiosi, come un eroe verso la vittoria.
Abbracciatevi, moltitudini! Questo bacio (vada) al mondo intero Fratelli, sopra il cielo stellato deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini? Intuisci il tuo creatore, mondo? Cercalo sopra il cielo stellato! Sopra le stelle deve abitare!
( Schiller )

( Kiss )

Salve o gioia figlia della luce
Dea dei campi, Dea dei fior.
Il tuo genio ne conduce
per sentieri di splendor.
Il tuo canto asciuga il pianto
spegne l’ira oscura il duol.
Vien, sorridi a noi d’accanto
o primogenita del sol.

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giovedì, ottobre 19, 2006


Tango


Come arance rosse
assaporo i giorni
ora che ho incontrato te.
Dolce e profumata
ora è la mia vita
e per questo: grazie a te.
Ora io cammino tra le rose
e quando è sera accanto a te riposo.
Non è mai tempo di versi tristi
e non verrà la stagione delle piogge.
E non verrà la morte triste
alla nostra porta a cantare le sue canzoni.
(Angelo Branduardi)

martedì, ottobre 17, 2006

I CARRETTI SICILIANI

Il carro siciliano é sicuramente tra gli elementi che connotano la nostra cultura: esso e’ un mezzo di trasporto che accomuna alla funzionalità del trasporto una trasmissione del sapere quasi enciclopedica. Infatti, ha rappresentato nell’ottocento un vero e proprio libro dove di volta in volta venivano raffigurati episodi storico letterari, epico cavallereschi e religiosi.Si è cercato quindi di risalire alle origini del carro, ai mezzi di trasporto che lo hanno preceduto per studiare l’evoluzione delle tecniche costruttive a partire dal carruzzuni ri voi, dai carri a slitta o ruote con una stanga centrale, trainata da una coppia di buoi, sostituita infine da quelli con due stanghe e trainate da un solo animale.Tutti questi elementi, che differenziano il carro per aree di provenienza, sono oggetto di approfondimento.


Ma la pittura del carro assolveva anche a diverse funzioni: protettiva del legno, magico-religiosa-apotropaica di allontanamento del male e del negativo, pubblicitaria per i carri che hanno funzione commerciale, per attirare gli acquirenti, di status symbol per dimostrare la ricchezza del proprietario.




CALA ROSSA

CAPORAMA

La riserva naturale è stata istituita nel 2000 per tutelare questa area di notevole interesse geologico, floristico e faunistico. Caporama rappresenta una linea di collegamento del litorale palermitano, in passato protetto da un sistema difensivo fatto di torri di avvistamento, sentieri di cavallari, postazioni di osservazione. Di questa epoca è appunto la torre quattrocentesca che si erge a breve distanza da Terrasini. Una forte antropizzazione a ridosso della riserva non ha comunque compromesso l’area naturalistica, caratterizzata da forme carsiche delle rocce calcaree di età mesozoica e carbonatiche, su cui crescono piante come l’euforbia, i rovi, l’efedra , ma soprattutto la palma nana, vera caratteristica della Riserva, con cui in passato si realizzavano oggetti artigianali di uso comune quali scope e cappelli.

La costa, dalle rocce ricche di fossili, è a falesia, con grotte nate dall'erosione marina e della dissoluzione carsica.

http://www.wwfcaporama.it/galleria.htm


Terminata l'escursione presso la Riserva, i visitatori potranno recarsi al Museo di Scienze Naturali di Terrasini, che ospita numerose e importanti collezioni botaniche, zoologiche, geologiche e paleontologiche


sabato, ottobre 14, 2006


Città – Porto: la Biennale di Venezia a Palermo


La Biennale , con la 10a Mostra Internazionale di Architettura Città, Architettura e Società, per la prima volta nella sua storia, apre un apposito spazio fuori laguna con la sezione palermitana dal titolo Città – Porto.
I porti sono sempre stati luoghi di vita della città, spazi di lavoro, di gioia, sofferenze: una tela multicolore di vivaci rapporti vissuti con l’urbano. Luoghi raccontati dall’arte: cinema
letteratura, pittura.
Tale forte simbiosi si è persa negli anni recenti, lo testimoniano numerosi episodi di conflitto, emarginazione, inquietudine. Il ripensare questo rapporto richiede, necessariamente, nuovi strumenti di azione che diano forma fisica e sociale al futuro, non soltanto dei porti, ma della stessa intera città.

L’evento Biennale Architettura a Palermo apre una nuova fase di Sensi Contemporanei, avviata già nel 2003 anche in Sicilia con l’obiettivo della promozione e la diffusione dell’arte contemporanea e la valorizzazione di contesti architettonici e urbanistici. La nuova fase, vedrà la sperimentazione di nuove modalità di correlazione tra il sistema produttivo e quello culturale delle città del Sud Italia.

E' attiva la webTV a copertura delle manifestazioni e degli eventi della 10. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia e del progetto Sensi Contemporanei, per il Mezzogiorno d'Italia.

domenica, ottobre 01, 2006

Stormi di note

Di rime mai nate
Vagan nell'aria
Vite vissute
Parole sprecate
Si perdon nel vento
Gioie passate
Poesie mancate
Cadon nel mare
Tra luci appassite
Di parole vuote
Che nei loro silenzi
Schiariscono
Ristorano
Uccidon0