lunedì, agosto 28, 2006

Akragas.
"Te invoco città di Persefone
città la più bella fra quante
albergo son d'uomini, o amica del fasto
che presso Acragante
ferace di greggi, ti levi sul clivo turrito;
O Signora,gradisci benevola,
e teco si accordino
gli uomini e i Numi,
da Mida le foglie del serto Pito gradisci
e lui stesso,
che vinse gli Ellèni nell'arte cui Pallade
un giorno rinvenne intrecciando
la nenia feral delle Gòrgoni".
Così Pindaro, nell'esaltare Mida, cantava Acragas nel V secolo a.C.(Ode Pitia XII - "A Mida d'Agrigento vincitore col flauto a Pito").


La collina dei templi

Pietre Pietre Pietre

Lo sguardo perduto verso l’orizzonte silente
E il vociare colorato di lingue straniere:
“C’est jolì! E’ molto bellissimo il mare!”.

Gocce Gocce Gocce

Pioggerellina d’aprile.
La carta si bagna
Il cuore si scalda.

Uno sprazzo di luci
Tinte di fucsia e di rosa
Cattura le menti
E proprio lì accanto
La luce degli spenti.
Di cari lontani..

L’ulivo dal tronco antico
Nasconde le nude vestigia.
Seduta su una vetusta rupe
Mi scalda lo sguardo
Un rombo lontano.

La vita laggiù respira
Di uno scempio umano.

La pioggerellina d’aprile continua..

* * *



La valle dei Templi è divenuta tristemente famosa per i numerosi casi di abusivismo edilizio nella zona, che ha portato alla costruzione di numerosi edifici che parecchio stridono con i resti degli antichi templi di fondazione greca.


http://www.lavalledeitempli.eu/home.html

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sabato, agosto 26, 2006

Amore dopo amore

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E’ festa: la tua vita è in tavola.

(Derek Walcott)

Bellissima poesia letta da Fabio Volo nel film "La Febbre" di Alessandro D'Alatri .

* * *

La poesia in questione mi fu fatta conoscere da un mio amico filosofo.
Quando la lesse pensò:" Caspita, lo specchio di Euridice!".
Tempo prima gli avevo raccontato del ritrovamento delle vecchie lettere d'amore ,che risalivano al periodo più felice della mia vita, nascoste tra le decorazioni natalizie.
Ricordo che, trepidante di emozione, le presi e le accarezzai, ne aprii qualcuna e tra le righe leggevo la felicità perduta.
Il Passato tornava prepotentemente....
Fui assalita dal panico: guardavo le lettere che stringevo tra le mani e piangevo, non riuscivo proprio a fermarmi.
Singhiozzando me ne andai a letto con gli occhi gonfi di pianto, lasciando le lettere sul tavolo. Le tenni lì per giorni senza sapere che farne,mentre intanto l'albero natalizio scintillava di luci.

Era la notte di venerdì 17 dicembre del 2004 e mi svegliai di soprassalto al rumore di vetri infranti (ho subito pensato ad un ladro) ; con molta prudenza, controllai tutte le imposte della casa, ma niente, tutto era a posto.
Ad un tratto mi accorsi dell'albero natalizio a terra: le palle natalizie, a cui tenevo tanto, frantumate, schizzi di vetro anche sul tavolo...sulle lettere.
Io non sono mai stata superstiziosa, ma il mio ex sì e quell'accaduto lo presi come un segnale: raccolsi i frantumi e bruciai le lettere.
Quel gesto mi servì, anche se in maniera infantile, a cacciare via i fantasmi del Passato e ad imparare a prenderne da esso solo insegnamento per le azioni future.
Soddisfatta me ne ritornai a letto pensando al Passato come "Essenza di ciò che saremo".

* * *

Nostalgia

ricordo per gli attimi che inesorabili son fuggiti via

rimembranza delle piccole cose perse nei meandri del Passato

"l'Essenza di ciò che saremo".


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Ho sognato di essere un gabbiano
nuvola fresca
soffio delle stagioni più calde.
Volteggio
in grandi spirali
aspettando una picchiata risolutrice.
* * *
Gabbiani
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,in perpetuo volo.
La vita la sfioro com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(Vincenzo Cardarelli)
* * *

Be

Lost

On a painted sky

Where the clouds are hung

For the poet's eye

You may find him

If you may find him

ThereOn a distant shore

By the wings of dreams

Through an open door

You may know him

If you may

Be

As a page that aches for a word

Which speaks on a theme that is timeless

And the one God will make for your day

Sing

As a song in search of a voice that is silent

And the Sun God will make for your way

And we dance

To a whispered voice

Overheard by the soul

Undertook by the heart

And you may know it

If you may know it

While the sand

Would become the stone

Which begat the spark

Turned to living bone

Holy, HolySanctus, sanctus

Be

As a page that aches for a word

Which speaks on a theme that is timeless

And the one God will make for your day

Sing

As a song in search of a voice that is silent

And the one God will make for your way

(dall'album Jonathan Livingston Seagull, Neil Diamond)

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venerdì, agosto 25, 2006

Il mio Paradiso

* * *

Mare

Ti ho cercato

per tutto il sentiero

e dovunque guardavo

tu c'eri.

Un cielo incantato

azzurro

rosato,

un pittore impazzito

scenari di sogno.

Vele bianche all'orizzonte

Stridi di gabbiani

Andiamo sul mare di sempre,

gettiamo la rete dei sogni.

Chissà se prima di sera

non raccolga una muta preghiera.

* * *






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giovedì, agosto 24, 2006

IL SOGNO
Se il sonno fosse (c'è chi dice)
una tregua, un puro riposo della mente,
perché, se ti si desta bruscamente,
senti che t'han rubato una fortuna?
Perché è triste levarsi presto?
L'ora ci deruba d'un dono inconcepibile,
intimo al punto da esser traducibile solo in sopore,
che la veglia dora di sogni,
forse pallidi riflessi interrotti dei tesori dell'ombra,
d'un mondo intemporale,
senza nome,
che il giorno deforma nei suoi specchi.
Chi sarai questa notte nell'oscuro sonno,
dall'altra parte del tuo muro?
Jorge Luis Borges

* * *

Due sono le porte dei sogni inconsistenti: una ha battenti di corno, l’altra d ‘avorio: quelli che vengono fuori dal candido avorio avvolgono d’inganni la mente, parole vane portando. Quelli invece che escono fuori dal lucido corno, verità li incorona, se un mortale li vede.
Omero
* * *

Il sogno non è la poesia, non è la conoscenza.Ma non c’è conoscenza, non c’è poesia che non si abbeveri alle fonti del sogno.

Albert Beguin
* * *

mercoledì, agosto 23, 2006




Morte di una pakistana


Hina Saleem è stata uccisa dai genitori per lo stile di vita lontano dalle regole previste dalle leggi islamiche.
Quando ho appreso la notizia del ritrovamento del cadavere ho subito pensato a “Jamila”.
“Il libraio di Kabul” l’ho trovato in uno scaffale di un supermercato sepolto da altri libri. Era in offerta e l'ho acquistato.
All’inizio la lettura era un po’ noiosa, ma via via che le pagine scorrevano, incominciavo a calarmi nella vita afgana, vivevo insieme al libraio Sultan Khan la sofferenza per la distruzione dei libri della sua biblioteca, sentivo il profumo del thè, la polvere delle strade, gli spari dei talebani, i canti disperati e sommessi delle donne consapevoli che per loro l’amore era solo un tabù: i giovani non hanno il diritto di incontrarsi, amarsi , scegliersi.
Protestano con “il suicidio e il canto”, scrive il poeta afgano Sayd Bahodine Majrouh (ucciso dai fondamentalisti a Peshawar nel 1988) in un libro che riporta le voci delle donne pashtun.

Queste poesie o composizioni in rima vivono passando di bocca in bocca, si scambiano vicino ai pozzi, andando al lavoro nei campi, accanto al forno. Raccontano di amori proibiti, in cui l’uomo amato non è mai quello con cui la donna è sposata, e dell’odio per il marito spesso più anziano. Ma esprimono anche il coraggio e l’orgoglio di essere donna. Questi canti si chiamano landay, che significa “corto”. Sono solo di poche righe, brevi e ritmati, “come un grido o una pugnalata”.

* * *
Crudeli, voi che vedete un vecchio
avvicinarsi al mio letto
e mi chiedete perché piango e mi strappo i capelli.

Oh, mio Dio! Hai fatto scendere su di me
la notte oscura
e di nuovo tremo da capo a piedi
perché devo infilarmi in quel letto che odio.
* * *
...e poi compare Jamila..
[…] Sharifa sospira. Pensa alla punizione toccata a Jamila, sua cognata.
Un uomo era stato visto intrufolarsi attraverso la sua finestra.
L’uomo non erano riusciti ad acciuffarlo, ma i fratelli di Sharifa avevano trovato il suo cellulare nella stanza di Jamila a testimonianza della relazione. La famiglia di Sharifa aveva subito annullato il matrimonio e rimandato la donna a casa dei suoi familiari. L’avevano chiusa a chiave in una stanza, mentre i membri della famiglia si erano riuniti in consiglio per due giorni e due notti.
Dopo tre giorni il fratello di Jamila si era presentato a casa loro raccontando che sua sorella era morta a causa di un cortocircuito di un ventilatore.
Il giorno successivo si era svolto il funerale. Tantissimi fiori, tantissimi volti seri. La madre e la sorella di Jamila erano inconsolabili. Tutti si erano rammaricati della breve vita che le era toccata.
[…] Sharifa sospira. Jamila aveva commesso un grave misfatto, ma più per stupidità che per malvagità.
“Non meritava la morte. Ma sia fatta la volontà di Allah”, mormora, e sussurra una preghiera.
C’è una cosa di cui comunque non riesce a capacitarsi: quei due giorni e due notti di consiglio di famiglia in cui la madre di Jamila-la madre- aveva dato il suo consenso all’uccisione. Alla fine era stata lei, la madre, a mandare i tre figli maschi a uccidere la propria figlia. I fratelli erano entrati insieme nella stanza della sorella. Insieme le avevano messo un cuscino sul volto, insieme lo avevano tenuto premuto con forza, sempre di più, fino a che il corpo di lei si era spento.
Prima di tornare dalla madre.

(Asne Seirstad, Il libraio di Kabul)
***

Pedro Cano- Le citta invisibili
(Fedora)
***

DONDE CAEN LOS SUEÑOS
León Gieco y Luis Gurevich

Me voy, me voy con dolor y cantando.
Adonde voy, donde caen los años.
Como un signo que me alcanzó,
con mis alas ya luzco mejor a-a-a-al sol.
Me voy, me voy lleno de vida al cielo.
Adonde voy, donde caen los sueños.
Como un descanso que me llamó,
voy delante de la libertad corriendo.
Inmensidad de un amor que va encendido.
Eternidad que se hace canción,
para quedar en los caminos,
como un bálsamo de los días vividos.
Me voy, me voy recordando los tiempos.
Adonde voy, donde se apaga el fuego.
Como un milagro que se llenó,
de historias escritas con el corazón.
Inmensidad de un amor que va encendido.
Eternidad que se hace canción,
para quedar en los caminos,
como un bálsamo de los días vividos, vividos, vividos.
***

Haju chianciutu
Lacrimi
Lacrimi ddi sangu
E lu cori
Mi scoppiava
Commu ‘na bumma
E li visciri
S’atturcigghiavanu
Commu ‘na trizza.
Ora nun haju cchiù lacrimi
Nun haju cchiù cori
Nun haju cchiù visciri
Ma ‘na cosa m’arristò:
‘Na stidda…….
‘Na stidda ca brilla
‘N lu celu ‘nta me testa.

***

traduzione in italiano del testo :
Ho pianto lacrime
lacrime di sangue
e il cuore
mi scoppiava
come una bomba
e le viscere
si attorcigliavano
come una treccia.
ora non ho piu' lacrime
non ho piu' cuore
non ho piu' viscere.
ma una cosa mi e' rimasta :
una stella
una stella che brilla
nel cielo dentro la mia testa.

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Abissi celestiali



...e navigherò per gli abissi, illuminandomi di silenzi carichi di luce...

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Il mio Big Bang

*

Perle d'acqua

Perle

brillanti e salate

umide

scendono

disegnando scie luminose

come fili

fili che avviluppano anche il mio cuore.

*

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