giovedì, marzo 12, 2009

Murales a Belfast
Sui muri dei quartieri popolari di Belfast e delle altre città dell'Irlanda del Nord campeggiano grandi murales, che promuovono volta per volta la causa repubblicana o unionista. Nel montaggio, la foto a sinistra ritrae un murales che invita a votare per il Sinn Féin, la componente politica più radicale del movimento repubblicano nordirlandese, vicina all'Esercito repubblicano irlandese (IRA); a destra un murales dell'Ulster Volunteer Force, una delle formazioni paramilitari della comunità protestante e unionista.






Questione irlandese




Nel linguaggio storiografico l'espressione indica il nodo dei problemi politici, sociali, religiosi, linguistici e culturali che ha condizionato lo sviluppo storico irlandese per tutto il corso del Novecento, senza ancora approdare a una definitiva soluzione. Alla sua origine è il complesso lascito della lunga e contrastata colonizzazione britannica dell’Irlanda e la divisione della popolazione lungo due linee: la prima, rappresentata da un’ampia maggioranza cattolica (in prevalenza di ascendenza celtica), nazionalista e repubblicana; la seconda, consistente in una cospicua minoranza di ascendenza scozzese e inglese, protestante e “unionista” (propensa cioè a conservare uno stretto rapporto politico con la Gran Bretagna).




La seconda guerra civile inglese (1648) e la repressione della rivolta irlandese (1649)




Facendo seguito agli accordi segreti presi con Carlo I, prigioniero dei parlamentaristi nell'isola di Wight, l'esercito scozzese guidato dal duca dì Hamilton passa il fiume Tweed, invadendo l'Inghilterra. L'esercito inglese comandato da Oliver Cromwell gli muove contro e lo affronta nei pressi di Preston tra il 17 e il 20 agosto 1648. La sconfitta degli Scozzesi chiude la seconda guerra civile inglese, segnando anche la fine del regno di Carlo I, giudicato e condannato da un tribunale speciale istituito dal Parlamento epurato. Molti problemi rimangono aperti per il nuovo regime repubblicano, primo tra tutti la rivolta mai sedata in Irlanda, iniziata nell'ottobre del 1641, quando la ribellione dei cattolici irlandesi contro il dominio dei protestanti diventa insurrezione armata. Durante le guerre civili inglesi, i cattolici irlandesi sostengono Carlo I contro i parlamentari protestanti nella speranza che nell'isola sia restaurato il cattolicesimo. Le condizioni politiche in Inghilterra impediscono a Oliver Cromwell di intervenire immediatamente, ma la sanguinosa spedizione di rappresaglia arriva con otto anni di ritardo.Dopo l'esecuzione di Carlo I nel 1649, il problema irlandese torna infatti al centro dell'attenzione. Cromwell è inviato dal Parlamento a reprimere la rivolta in Irlanda: in una breve e crudele campagna (dall'agosto all'ottobre del 1649), vengono massacrate delle guarnigioni realiste di Drogheda e di Wexford, nel sud dell'isola. Cromwell fa ritorno in Inghilterra, lasciando ai suoi ufficiali, Henry Ireton ed Edmund Ludlow, il compito di stroncare ogni focolaio di ribellione; entro il 1652 l'Irlanda viene "pacificata" con ampio ricorso a stragi di intere popolazioni. Cromwell aveva ottenuto il finanziamento per la sua spedizione di riconquista promettendo terre ai suoi soldati e ai finanziatori; con l'Act of Settlement (1652) i proprietari terrieri cattolici e realisti irlandesi vengono quindi scacciati nelle terre aride dell'ovest– quelle della regione del Connaught –dove la terra è rocciosa e qualsiasi tipo di coltivazione è impossibile. Il bilancio dì quegli anni è tra i più pesanti della storia irlandese: tra il 1641 ed il 1652 il conflitto, la miseria e la carestia uccidono circa 112 mila protestanti e 504 mila cattolici.




La questione, che accompagna dal Medioevo la vicenda irlandese assunse le caratteristiche politiche attuali nel corso dell’Ottocento, sulla spinta degli ideali diffusi dalla guerra d'indipendenza americana, dalla rivoluzione francese e dal clima nazionalistico che contraddistinse quel secolo. Ma ebbero un importantissimo ruolo anche le generali condizioni di sudditanza e di indigenza in cui versavano gli irlandesi, soprattutto i cattolici, sotto il governo britannico, e la “grande carestia” (Big famine) del 1845-1847, in cui trovarono la morte, nell’indifferenza del governo di Londra, più di un milione di persone e centinaia di migliaia furono costrette a emigrare in America.

IRA

Il termine Irish Republican Army, inteso nel suo senso moderno, venne usato per la prima volta nel secondo decennio del XX secolo, per indicare le forze ribelli degli Irish Volunteers (Volontari Irlandesi) e della Irish Citizen Army, durante la Rivolta di Pasqua del 1916. Venne in seguito e più comunemente usato per quei volontari che combatterono una campagna di guerriglia nel 1919-1921, in supporto alla Repubblica d'Irlanda.
http://it.wikipedia.org/wiki/Irish_Republican_Army

Con l’autonomia e poi l’indipendenza dell’Eire (Repubblica d’Irlanda) dalla Gran Bretagna, la questione si concentrò nelle sei province dell’Ulster riunite nell’Irlanda del Nord e rimaste sotto la giurisdizione britannica.L'Irlanda del Nord è una delle quattro nazioni costitutive del Regno Unito. Corrispondente alla zona settentrionale dell'isola d'Irlanda, della quale copre un'area di 14.160 km², fu costituita nel 1920 dal Government of Ireland Act, successivamente promulgato dai parlamenti di Irlanda e Gran Bretagna nel 1921.
La capitale è Belfast.
Nell'Ulster le due grandi fazioni che da decine di anni si combattevano e ostacolavano vicendevolmente, giungono ad un accordo storico per la formazione di un Governo d'Unità Nazionale nel 2005.
COMUNICATO DELL’ESERCITO REPUBBLICANO IRLANDESE (IRA) PROVISIONAL, 28 LUGLIO 2005, IN CUI SI DICHIARA TERMINATA LA CAMPAGNA ARMATA INIZIATA NEL 1970-71.
Riporto di seguito un'intervista a Joseph O' Connor
La voce di Joseph O' Connor, lo scrittore irlandese che forse più di tutti ha raccontato un' Irlanda schiacciata fra politica e storia, arriva al telefono, dalla sua casa di Delkey, sul mare appena fuori Dublino, quasi estenuata. Deve essere forse la gioia, o la stanchezza per la lunga attesa: «L' abbiamo aspettato per anni, questo comunicato. Sono felice, come tutti. Ce n' è voluta: il dibattito, all' interno dell' Ira, è andato avanti per mesi. Estenuanti negoziati, condotti da Gerry Adams e Martin McGuinness, per convincere l' Ira...». Perciò, come molti, anche lei pensa che il Sinn Fein di Adams e l' Ira siano due cose distinte... «Se ne può parlare per ore... Come dice Bertie Ahern, sono le due facce della stessa moneta. Ma la metafora non nasconde che Adams e McGuinness hanno la leadership politica: è stato compito loro convincere coloro che hanno il potere militare». Secondo lei, perché ci si arriva proprio oggi? Perché non 5 anni fa, o fra 10 anni? «Bisogna tenere conto del contesto. Primo, il Sinn Fein ha dimostrato che più s' allontana dalla violenza più raccoglie voti, sia qui in Irlanda, a Dublino, che su a Belfast. Adams sta cominciando a pensare a una carriera politica, anche qui nella Repubblica: si vede ministro, entro qualche anno. E, secondo, c' è il contesto internazionale: dopo l' 11 settembre, e altri crimini di terrorismo, è diventato chiaro che non c' è un futuro per l' Ira: tutti i finanziamenti che venivano dagli Stati Uniti si sono prosciugati, con l' amministrazione Bush». O' Connor, lei ha sempre raccontato il rapporto dell' Irlanda con l' Inghilterra (come in Stella del Mare) e con l' America (in Dolce libertà, tutti libri pubblicati in Italia da Guanda). Non trova curioso che l' Ira disarmi proprio mentre Londra è sotto l' attacco d' un nuovo terrorismo? Coincidenza? «È un caso, perché la decisione dell' Ira viene da lontano. Ma rende chiaro che non c' è molto da mordere a Londra: c' ero ieri, e ho visto il clima strano, sgradevole, della città. Così è ovvio che Tony Blair non tollererebbe il terrorismo, neppure dell' Ira». Naturalmente tutti dubitano che ci si possa fidare dell' Ira. Ci si chiede se non si rimangeranno al parola. Per esempio, dicono che disarmano, ma non sciolgono l' organizzazione. «Non la scioglieranno mai. Ma non importa: sarà il tempo a dare una risposta». Ride O' Connor, perché gli è venuto in mente un paragone adatto: «Penso agli americani, che chiedono a Fidel Castro di dimettersi. Non ha senso: sarà il tempo che passa a farsi carico. E poi se l' Ira si sciogliesse farebbe un danno: il vuoto sarebbe riempito dagli estremisti, come tante volte in Irlanda. Un merito di Adams e McGuinness è stato quello di avere mantenuto disciplina nel capo repubblicano». Quindi dobbiamo fidarci. «Sì. Adesso dobbiamo saltare tutti insieme, sperando di avere un paracadute sulle spalle». Strana terra, l' Irlanda: così vittima di violenze, eppure così violenta... «È stato Auden, il poeta, a capirci: coloro che patiscono il male, restituiscono male. Con gli inglesi ci siamo presi per 800 anni, eppure non riesco a immaginare due popoli così vicini l' uno all' altro. Ma tutto cambia. Oggi c' è l' Europa, oggi l' isola degli emigranti è un' isola di immigrati: cammini per Dublino e vedi facce nere, asiatiche, che prima non c' erano. Gente che parla inglese, come a Londra, e non gaelico. Siamo diventati grandi: il ventesimo secolo, che era la nostra adolescenza, è finito. Siamo adulti»
Altichieri Alessio
Pagina 5(29 luglio 2005) - Corriere della Sera

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