sabato, settembre 30, 2006


Lungo il sentiero
odo i passi del Tempo,
la pallida luna
mi sorregge l'anima.

Oh, quante notti insonni hai rischiarato!

venerdì, settembre 29, 2006

Tramonto autunnale


Ti cerco nei riflessi del sole
che si dilegua sopra il mare
e allunga i sogni sulla riva.

Le illusioni danzano
riflesse in mille granelli di sabbia
e il Tempo si ferma
nel paesaggio silenzioso.

Fragile imbarcazione adagiata sull'oro,
aspetti forse qualcuno che remi?

domenica, settembre 24, 2006


" San Cosimu e Damianu,
siti medicu suvranu,
siti medici maggiuri,
libbiratimi d’ogni duluri."

Secondo le fonti agiografiche vissero nella metà del III secolo, d’origine araba nascono ad Egea in Cilicia, esercitavano la loro professione senza ricevere alcun compenso e perciò erano definiti “Anargiri”.
Forti della loro fede cristiana furono perseguitati e suppliziati dal proconsole Lisia affinché si sacrificassero agli dei di Roma.Il fatto di proteggere i pescatori e i marinai è riferito ad una delle tante torture che subirono, prima di affrontare il martirio tramite la decapitazione che avvenne sotto l’imperatore Diocleziano, incatenati e gettati in mare, per intercessione Divina, uscirono salvi dalle acque, danzando allegramente tra lo stupore generale: da qui è nato un legame con le varie contrade marinare che si è mantenuto nel tempo.
Il loro culto dopo la morte si diffuse in occidente dando luogo ad una delle iconografie più complesse per i Santi non siciliani, ed esso va molto al di là del secolo XVII, tanto da essere ritratti tra i mosaici del duomo di Monreale.
I Santi sono patroni dell'antica borgata marinara di Sferracavallo, amena comunità di pescatori di Palermo.
Nella settimana antecendente l'ultima domenica di settembre è affascinante l'atmosfera che si avverte nella borgata sferracavallese nel periodo in cui si svolge la festa dei Santi ballerini: un evento folcloristico, culturale e religioso coinvolgente e spettacolare.
I festeggiamenti hanno inizio con le sfide marinare che da sempre impegnano i borghesani dei diversi quartieri: nello risplendente specchio d'acqua del golfo di Sferracavallo si svolgono le tradizionali gare di barche con piccole imbarcazioni da pesca dai colori sgargianti.
Si assisterà anche alla gara di nuoto i cui concorrenti sono impegnati nell'attraversamento del golfo, ma più caratteristico è presenziare all'antico e dilettevole "gioco dell'antenna a mare", gara che vede i partecipanti impegnati ad attraversare un lungo albero, proteso verso il mare, reso scivoloso dalla presenza di sapone: bisogna conquistare un fazzoletto rosso posto alla estremità del palo e l'inevitabile caduta dei partecipanti in acqua è accompagnata dalle risate e dagli incitamenti degli spettatori.
La "vara" con i simulacri dei due Santi martiri viene portata a spalle da un consistente numero di "portatori" che fanno a gara per aggiudicarsi un posto sotto le aste, un po' per sciogliere un voto, un po' per continuare la tradizione degli avi( u postu sutta 'a vara viene tramandato da padre in figlio). La fede oltrepassa i confini, varca l'oceano e la festa, per molti emigranti, è occasione di ritorno nel paese natale per manifestare la propria devozione.
Vestiti di tutto punto di bianco simbolo della purezza, cingono con un foulard di colore rosso (il colore del martirio) il collo e il fianco e, a piedi scalzi trascinano il fercolo.
Emozionante è la fuoruscita dei simulacri: i portatori eseguono la coinvolgente "abballata" al suono della banda musicale e al battimani dei fedeli ed in una particolare velocità, quasi di corsa danno inizio alla processione che continuerà per tutto il periodo ad inscenare una sorta di ballo tradizionale e originale effettuato sin dall'antichità dai marinai portatori che correvano per arrivare in tempo dagli infermi.
La vara guida la folla che si chiude intorno ad essa e sussulta al minimo cedimento dei portatori che accennano a farla barcollare, lo scampanellio della campanella arriva per un attimo di pausa e un sorso d’acqua e il cammino riprende.
Durante il percorso della processione piovono petali multicolori e in passato, in alcune soste ,venivano recitati i Triunfi.
La processione dura per quasi dodici ore: ormai estenuati i portatori riconquistano la chiesa e soffermandosi davanti al suo ingresso, per diversi minuti a chiusura della processione, inscenano la tradizionale “ballata ra’trasuta”: la folla attornia la “vara” e ad ogni suo movimento si allarga, si stringe, si sparge a destra e a sinistra, i Santi si muovono prima in alto poi in basso e con un'ondulazione che pare ricordare l’episodio della loro resurrezione dal mare.
"Acchisemu tutti vivi...
W i Santissini Cosimu e Damianu!"
La sera successiva un grandioso spettacolo pirotecnico sulla banchina del porticciolo dà il tocco finale a questa particolare tradizione siciliana.

giovedì, settembre 21, 2006

Edvard Munch, Chiaro di Luna, 1895. Oslo, Nasjonalgalleriet.
Stamattina ho riascoltato una vecchia canzone "Acqua di mare", e il mio pensiero è volato all'immagine della luna riflessa nell'acqua di un dipinto di Munch.
Il mare, la linea ondulata del bagnasciuga, la foresta alle sue spalle diventano il leitmotiv di gran parte dei dipinti del Fregio della Vita e nella rappresentazione dei paesaggi la luna diventa il tema principale delle sue tele.
L'artista, diradando il tronco degli alberi, fa concentrare lo sguardo dell'osservatore all'incontro tra la lunga scia dell'astro notturno e il profilo morbido e sinuoso della spiaggia.
Il soggetto ha un inequivocabile significato erotico e la "stele dorata della luna", come descrive il pittore, si trasforma in un simbolo fallico.
L'dea della madre terra, della natura generatrice, era presente da secoli nella cultura norvegese, ma su di essa si allunga un'ombra inquietante: il ramo che si estende parallelo all'acqua ha infatti l'aspetto di una nuvola nera, che getta un senso di mistero e ansia alla rappresentazione.
" In uno stato fortemente emozionale, un paesaggio susciterà un particolare effetto. Raffigurando il paesaggio, si produrrà un dipinto influenzato dal proprio umore. questo umore è la cosa principale. La natura è soltanto un mezzo".
*


Acqua di mare
Un pescatore che canta la sua solitudine
la luna sopra le reti che sembrano piangere
acqua di mare negli occhi miei
ultima sera con te
lo so mi mancherai ogni momento
ormai saro' una vela senza il vento
la mia vita lo sai ha bisogno di te
ed invece tu vai tu vai
l'azzurro dei miei sogni sta morendo
il buio della notte mi fa paura
ma l'estate cos'e' se t'illude e poi
fa soffrire cosi' cosi'
chiaro di luna che tinge la mia solitudine
ultime frasi d'amore piu' grandi di noi
acqua di mare negli occhi miei voglia di amare in te
la mia vita lo sai ha bisogno di te
ogni giorno di piu' di piu'

mercoledì, settembre 20, 2006




Cos'altro mai puoi dirmi che io non sappia,
vena del sol che sangue dai alla terra,
sfilacciar quieto di nebbia rifratta
tra l'azzurro del mare e il cielo vermiglio?
Quanti tramonti affollano i ricordi,
quante lingue di fuoco sulle acque,
e tutti si confondono di notte,
quando, calato il sole,
chiudo gli occhi.

sabato, settembre 16, 2006

L’inquietudine interiore travolge la mia anima
Come l’onda tempestosa che s’infrange sulla scogliera.
Vorrei sfinire le mie membra per potermi addormentare,
finalmente esausta,tra le tue braccia
-porto sicuro della mia anima-
Amor mio.







giovedì, settembre 14, 2006


Kavafis, Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga
che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche aromi
penetranti d'ogni sorta, più aromi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca
- raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.


Costantinos Kavafis, Cinquantacinque poesie, Einaudi, Torino.


La poesia si presta ad una doppia lettura, cosicché ciascuno di noi può leggerla ponendosi nei panni di Itaca, assurta a simbolo della vita stessa, oppure in quella del giovane invitato ottimisticamente ad intraprendere il proprio viaggio.
E' il viaggio che ha importanza, "Itaca ti ha dato il bel viaggio".

martedì, settembre 12, 2006

Incomunicabilità

Spirale di solitudine tra braccia assonnate
mani invisibili nell'aere notturna
in cerca di un sogno o di un volto lontano.
Tra zagara, viole e gelsomino
la stanza si anima:
i petali sembran lucciole portate da lontano.

Si posano sul capo.

E tu,
dormi.


domenica, settembre 10, 2006

Matusa Gabbiani nel sole
-Ciao Matusa, i tuoi gabbiani mi fanno l’occhiolino stamattina. Buone nuove? Finito il mio ritratto?

- Sì, ma non mi convince ancora; tu meriti molto con quell'aria sognante.

- Sono una “sognatrice romantica con punte decadenti”, lo hai scordato?

- E ti scontri con un positivista ,razionalista ,laico ed anticlericale…ahahahah!
Però a volte lascio riposare il mio emisfero sinistro e sogno come te: siamo uguali in questo.

-Il sogno è il sale della vita.

- Come Don Chisciotte?

-Le nostre battaglie contro i mulini al vento…

-In effetti la mia Dulcinea l'ho trovata solo nei sogni.

-Poi arriva Sancho e ci riporta alla realtà.

- Forse Cervantes non sapeva neppure quali grandi verità scriveva..

- Lo sapeva, lo sappiamo. Al di là del tempo e dello spazio sono temi che accomunano tutta l'umanità.
Ho ricevuto l’incipit del tuo nuovo romanzo, credo che inserirò nel mio blog una frase che è scaturita dal tuo cuore e non dal tuo emisfero destro.
“[…]Cerco l’amore, la poesia, cerco l’essenza, quella Verità che il sole disgrega durante il giorno con le genti che corrono, col lavoro che incalza, con la luce che acceca.
Cerco la mia fantasia, i miei sogni, i miei desideri, le aspirazioni e le speranze[…]”.

-La meta degli uomini di “buona sensibilità”.

-Adesso aspetto impaziente che il mio ritratto sia finito….


sabato, settembre 09, 2006

Primo pomeriggio di un'estate rovente che volge al termine, in un piccolo paese in cui nella controra estiva tutto dorme.
Dormono le persone, dormono gli animali; sembrano dormire persino le cose inanimate, le pietre, le case. Solo le cicale intonano la loro colonna sonora.
Le persiane socchiuse, sembrano palpebre di caseggiati silenziosi.
Ulivi secolari si aggrappano tenacemente alla terra rossa, dura, spaccata e proiettano ombre grottesche con i loro tronchi contorti, squarciati, antichi…L’afa svuota le strade come tanti anni addietro, quando ragazzini, dopo una mattinata al mare, rientravamo festanti a casa e ,dopo pranzo, andavamo a riposare nelle stanze in penombra fra lenzuola fresche, che sapevano di bucato: nell’aria il profumo discreto del “didittì” si mescolava a quello della zagara e del gelsomino che, contorcendosi lungo la grondaia, si arrampicava dal giardino sottostante su su fino ai balconi .
Un venticello sabbioso agita qualche panno steso mentre il sole cerca un varco anche sotto le persiane.
Lo Scirocco s’insinua per le strade sbatacchiando le persiane: se apro un po' la finestra, il vento caldo mi rimanda il canto delle cicale , l’odore del mare e di oasi africane, mi sussurra avventure tutte meravigliose, perché sanno di lontananze sconosciute vedute dall'alto.

mercoledì, settembre 06, 2006














Triunfu a Santa Rosalia



Rusulia Santa Virgini amurusa
gigghiu addivatu fustia all'acqui puri
la discinnenza tua fu priziusa
di Carlo Magno vinni Imperaturi


pi essiri a dDiu la cilesti spusa
di 'ncelu e 'nterra ci retti st'onuri
apposta 'nta stu munnu fu mannata
pi essiri di Palermo l'avvocata

essennu la Sicilia turmintata
d'indigni manigoldi e saracini
la santa liggi vineva discacciata

di chisti barbari indigni er'assassini
la Gran Signura Maria Immacolata
pi libbirari a nui di sti ruini
va ‘nsonnu nni Ruggeri ci ricia
parti e va libira l'isula mia

partiu Ruggeri a nomi di Maria
comu a Palermu l'armata porta
lu valuri e la spata sua c'avia
li turchi e li saracèni discacciau

e iddu e tutta la gran signuria
curti riali 'nPalermu piantau
misi assurdari sutta li banneri
omini fòrti e valenti cavaleri

sennu a Palermo lu Conti Ruggeri
una sorella l'avia e la maritau
ci retti pi spusu un bravu cavaleri
ca Sinibaldi di nomu si chiamava

anticamenti fici li so schieri
e dDiu na bedda figghia ci mannau
e pi vuliri di l'Altu Missia
di Sinibaldi vinni Rusulia
* * *
Rusulia sennù a li munti
lu dimoniu la tintau
ci voggh’iri e ci vogghiu annari
Rusulia aggh'ir'a tintari

Rusulia supra li munti
ci cuntava li beddi cunti
lu dimoniu ci dicia
va maritati Rusulia

sugnu bona e maritata
cu Signuri sugnu spusata
e la robba nu ne mia
è di Gésu e di Maria
* * *


testo prelevato dal libretto
... ESSENNU NATA SANTA ROSALIA
edito dal Comune di Palermo in occasione del 377° Festino e curato su testi tradizionali da Fabrizio Lupo e Vito Parrinello

lunedì, settembre 04, 2006

Acchianata a munti Piddirinu
"…il più bel promontorio del mondo."
[…]Palermo, lunedi 2 aprile 1787 Alle tre del pomeriggio, con sforzo e fatica, entrammo finalmente nel porto, dove ci si presentò il più ridente dei panorami. Mi sentivo del tutto rimesso, e il mio godimento fu grande. La città situata ai piedi di alte montagne, guarda verso nord; su di essa, conforme all’ora del giorno, splendeva il sole, al cui riverbero tutte le facciate in ombra delle case ci apparivano chiare. A destra il Monte Pellegrino con la sua elegante linea in piena luce[…]
Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia (1786-1788)

Quello che Goethe definì “il promontorio più bello del mondo”, Monte Pellegrino, si tinge di violetto, di rosa, di tutte le tonalità di grigio, a seconda delle condizioni atmosferiche, e riflette la sua immagine, come un gigantesco Narciso su uno specchio d’acqua.


La devozione dei palermitani alla "Santuzza" sul sacro monte.

Nella notte tra il 3 e il 4 di settembre ha luogo, ogni anno, il tradizionale pellegrinaggio al santuario di Santa Rosalia, immagine sacra, mito e storia per una città, Palermo, che combatte ancora oggi quella peste, apparsa nei secoli sotto tante maschere.
Il santuario della “Santuzza” si trova in cima a Monte Pellegrino, montagna sacra per antonomasia, con tracce culturali risalenti al IV secolo a.C. che rinviano a un culto punico, dedicato probabilmente alla dea Tanit, dea della fertilità. Le prime testimonianze di culto in ambito cristiano risalgono invece al VII secolo. L’attuale vestibolo all’aperto della grotta-santuario di santa Rosalia coincide con il luogo di una primitiva edicola punica, poi trasformata in epoca cristiana (probabilmente dedicata alla Madonna) in epoca bizantina o normanna.



L’acchianata a peri

Un rituale severo vuole che si scali a piedi “u munti”, che si dorma all’addiaccio nei pressi della grotta, che si offrino alla santa ceri ed ex-voto per grazia ricevuta.
Le strade di accesso al santuario, chiuse periodicamente al traffico veicolare per frane, si animano di devoti..L'ascesa al monte è definibile un viaggio vero e proprio, tale è la fatica che i fedeli sostengono per recarsi in pellegrinaggio dalla Santuzza.
Con il passare dei secoli, gli aspetti folkloristici hanno prevaricato la dimensione religiosa dell’evento snaturandone il senso ed il significato.

Una volta si affrontava la salita anche a piedi scalzi, perfino trascinandosi sulle ginocchia nude nell'ultimo tratto, per sciogliere un voto promesso per grazia ricevuta. Si saliva a piedi per la strada acciottolata , la cosiddetta "scala vecchia", soffermandosi lungo le cappelle votive per la preghiera mentre gli “orbi” intonavano i “trionfi di santa Rusulia”; spesso molti devoti scivolavano per via della cera delle candele accese che, sciogliendosi, si depositava sulla pavimentazione.
Altri invece preferivano percorrere la strada carrozzabile con carretti e, in età più moderna, con la "motolape", stracolmi di vettovaglie. In tal caso il viaggio veniva inframmezzato da soste, da spuntini e foto-ricordo.
Dopo l’ultima rampa di scale ecco “a rutta” e finalmente i pellegrini , esausti, riposavano in attesa della prima Messa.
Il rituale dell’addormentamento sul luogo sacro indirizza l’attenzione verso l’uso antico dell’incubatio, rito di guarigione diffuso e frequente nel mondo greco-romano, che consisteva nel lasciar dormire il paziente-devoto nello spazio sacro , per favorire visioni oniriche mandate dalla divinità del luogo che lo avrebbero guarito.


Dopo la visita alla grotta, la spianata e il bosco limitrofo si trasformavano in aree attrezzate di tutto punto per un'allegra scampagnata.



Dal viaggio si ritornava con qualche ricordino: amuleti, "quartareddi", souvenir e la tipica bandierina di Santa Rosalia, molto ambita dai ragazzi, che non vedevano l’ora di tornare a casa per legarla alla forcella della bicicletta e scorazzare per le vie del rione come tanti generali con la bandiera sventolante. Una sorta di ventaglio, utile anche a cacciare le mosche e ventilarsi per procurarsi refrigerio. Un semplice rettangolo di cartone incorniciato da frange di rafia colorata e attaccato, a mo’ di bandiera, ad un bastone di canna a sua volta rivestito da strisce di carta a colori. Semplice, ma di importante valore.

Al centro del rettangolo, su entrambi i lati, un santino devozionale,
ricavato da vecchie stampe, dal disegno essenziale in bianco e nero: l'immagine della Santa in abito monacale da un lato e dall'altro la Santa nella famosa apparizione al cacciatore.
A questo ventaglio, una volta ricevuta la benedizione durante la Santa Messa al Santuario, sono attribuiti i poteri taumaturgici di Santa Rosalia e gli si ascrivono anche funzioni apotropaiche. Appeso al capezzale del letto o posto sull'altarino domestico, si metteva in uso durante gravissime malattie per cacciare le mosche, ossia gli spiriti nefasti del male, ed ottenere la sospirata guarigione.

E che dire della “pietra magica” di Santa Rosalia? L’attrazione per essa è un retaggio atavico che permane nell’inconscio dell’uomo anche nell’epoca attuale.
La pietra, come l’acqua che sgorga dalla sorgente, è un trattenitore di spiriti buoni o cattivi. Da qui l’utilizzazione : le donne la strofinavano nel ventre, il contadino la sotterrava nel suo campo, il marinaio la portava con sé per allontanare le trombe marine durante la navigazione.
Certamente l’uomo primitivo fu colpito dai colori delle pietre e dallo scintillio dei cristalli e, in particolare dai cristalli di quarzo che, nascosti nella grotta umida e oscura, dovevano ricordargli il bagliore delle stelle e, successivamente, cominciò a riconoscere non solamente questi cristalli ma anche altre pietre pregiate intorno alle quali sono nate tradizioni magiche che si sono conservate nel tempo.




E per chi è palermitano "gridassi cu'mmia:

W Palemmu e Santa Rusulia!"



domenica, settembre 03, 2006

Etere infinito
substrato invisibile che tutto permea
vento leggero che s'insinua aprendo le porte del tempo
mano carezzevole che sorregge ogni sconcerto pensiero che poggia su un cuscino.


sabato, settembre 02, 2006

Se ne stava seduta , splendida e sola, sulla scogliera deserta a guardare il sole che piano piano scendeva ad accarezzare il mare.
Fin da quando era bambina le era sempre piaciuta quell'ora misteriosa, mai uguale, come una sinfonia sublime che ogni orchestra interpreta a suo modo. Lo sapeva bene ormai che i tramonti sono tutti diversi. Lo aveva sempre saputo, e si chiedeva se c'era mai stato un tempo in cui gli uomini si fermavano, tutti, a guardare il tramonto del sole.
Il tramonto che induce i pensieri, li fa nascere e scorrere piano piano.
Perché anche quello le era sempre piaciuto: pensare, con dolcezza, lasciarsi andare alsogno della propria anima , che ti racconta storie, ti fa ascoltare musiche che nessun altro può sentire. Sapeva poi che c'è un attimo, il tempo di un batter d'ali, in cui tutto sembrava magicamente in equilibrio. La luce e il buio, il cielo e il mare, il giorno e la notte. Il sole già calato dietro l'orizzonte, il giorno non ancora finito e la notte che avanza inesorabile.
E in quel magico momento le piaceva respirare profondamente, sentire l'aria che entrava piano nei suoi polmoni, sentire il battito del suo cuore,lento, costante, sentire il flusso del suo sangue che percorreva ogni angolo più remoto del suo corpo.
Immobile percepiva dentro di sè questo scambio di vita, questo rinnovo silenzioso. fino al momento in cui si placava quella tramontana misteriosa che ogni sera, giorno dopo giorno, precede di poco quella magica ora.
E allora, come in un piccolo teatro interiore, si affacciavano, nitide, le immagini della suavita. . .