lunedì, marzo 09, 2009



La viola mammola
E’ un altro dei fiori importanti del prato primaverile. Essendo tra le specie botaniche più antiche, il vocabolo che la definisce nella lingua greca è di origine anellenica.Teofrasto l’annovera tra le brasicaceae, come ortaggi, un po’ come il cavolo nero, la rucola e la rughetta, poiché come risaputo le sue foglie vengono impiegate anche nelle insalate.Secondo Teofrasto la viola odorata fioriva subito dopo la leucoion vulgaris, la viola bianca.Plinio si sofferma a descriverci i vari colori delle viole, purpurae, lutaee, albae: sulle viole gialle e sulle viole purpuree che ben conosciamo, deve essersi accentrata l’attenzione dei popoli sin dalla più alta preistoria.Come altri fiori del prato primaverile, anche la viola appare nelle decorazioni parietali della cultura minoica, in particolare la viola fragrans compare su un frammento di affresco da Haghia Triada.
Il ricordo preciso di una utilità alimentare della viola sia pure trasportata sul piano mitologico, è chiaramente riportata nelle fonti antiche in un passo dei Geoponica in cui si legge della bella Io che tramutata in vacca, solo per lei furono fatte sorgere le viole come nutrimento. Apicio dava la ricetta di un vino di viole.Sono numerose le testimonianze dell’utilità della viola e tutte si ricavano dalle numerose ricette dalla farmacopea. Dioscoride elencando le virtù della viola bianca, affermava che sue radici ridotte in poltiglia e i petali seccati erano utili contro le infiammazioni, ulcere e malattie varie, hanno cioè, il potere di purificare ed in questo di certo si esemplifica la sacralità della pianta.Proprietà terapeutiche hanno parimenti le viole purpuree di cui Dioscoride elenca i vari usi contro le malattie dello stomaco, le febbri maligne, il mal di ventre, la pleurite e in genere tutte le malattie dell’apparato respiratorio.Inoltre Virgilio, Plinio e Columella indicano nei fiori di viola i preferiti dalle api per la formazione di ottimo miele, e questa notizia di certo le ricolloca ancora una volta come possibili fiori sacri del mondo arcaico.Si sa, il miele è uno dei cibi più antichi e gli è riconosciuta una certa sacralità. Nel culto greco infatti il miele è legato solitamente al rito funerario o dedicato a divinità ctonie, ed apare più volte come offerta cultuale anche nel periodo miceneo dove sembra essere un’offerta piuttosto comune.Nell’importante sito archeologico di Knosso ad esempio, vi era un’anfora di miele dedicata alla famosa Eleuthyia, dea cacciatrice patrona delle nascite, che aveva un santuario a Latô e può essere associata tanto a Ilizia quanto a Latona.Per il suo richiamo ad una cultura primitiva, notiamo ancora il significato iniziatico del miele nel mito di Glaukos annegato e risorto in un pythos di miele.Inoltre la viola è legata al miele in quanto Marcello Medico racconta di un prodotto medicamentoso che prevedeva l’uso dei fiori di viola uniti al miele.
Al pari del croco anche la viola forniva una tintura vegetale, che dava quel colore azzurro viola tante volte ricordato in contesti letterari/mitologici, come ad esempio il citato azzurro viola dei fiori odorosi dei prati di Enna, dello stesso colore solo più scuro è anche la fonte fatata, la Porta verso l’Altromondo dove Ade sprofonda con Persefone, quello che oggi è noto come il lago di Pergusa.Anche in Omero sono piuttosto frequenti gli aggettivi coloristici legati alla viola, colori di solito dati al mare, mare che riflette le nuvole viola della tempesta.Mare di viola si può forse leggere anche nella denominazione di Ionos data a quel tratto di mare che si estende dall’Epiro alle coste italiche e che un antico mito legava al passaggi di Io, la sciagurata fanciulla/vacca che si nutre di viole.







Plinio dava il metodo di preparazione dell’estrazione della tintura dalla viola, sottolineandone la primitività: si ricavava dai petali delle viole secche cotte nel’acqua e pressate.Seppure non ci sia alcuna diretta testimonianza sull’importanza della tintura, è molto probabile che anche questa delle viole (come la gialla tintura del croco) avesse un significato sacrale. E’ sottinteso e da forse una qualche testimonianza il fatto che gli Ioni avessero come capo vestiario dei mantelli azzurro viola che è per altro il fiore sacro della loro tradizione. Nel mito greco è il fiore di Ione, perciò è sacro alle stirpi ioniche.A Ione, eroe capostipite degli Ioni, legato in modo indiscutibile alla viola, le Ioniadi, ninfe delle viole, offrono al momento del suo arrivo nell’Elide una corona intrecciata di viole gialle. Con questa ghirlanda sacra, stephanos, simbolo di potenza regale ed anche divina, Ione riceverà l’investitura della Pisatide. Per tale ragione le viole risultano essere i fiori degli della Ionia, il fiore degli Ioni.Ione, l’eroe al quale si offre la corona di viole, è ritratto come cacciatore: giunge alle rive dell’Alfeo dopo aver a lungo inseguito un cinghiale. Con la corona sacra offertagli dalle mitiche Ioniadi, le fanciulle delle viole, entra in possesso di quella regione della Pisatide che etimologicamente vuol dire la regione dei campi umidi d’acqua, regione irrigua, quindi adatta all’avvio delle prime pratiche agrarie.All’acqua, da sempre elemento di fecondità, sono legate anche le stesse Ioniades, le ninfe benevoli che accolgono l’eroe. Secondo Pausania, un loro tempio sorgeva nei pressi del fiume Cytherius nell’Elide, noto per il potere curativo delle sue acque.Nessun mito metamorfico lega Ione alla viola, così come accade tra il croco e l’heros Krokos, così come accade con il giacinto e l’heros Hyakinthos; ma il suo stretto rapporto con il fiore illustrato nel mito peloponnesiaco fa presupporre l’arcaico aspetto di un dema agrario riflesso nel culto eroico tombale di cui si ha un preciso ricordo. Infatti Ione ha una tomba nella pianura attica in una parte detta i fiumi designazione che ripropone il rapporto con l’elemento fertile dell’acqua, utile alla vegetazione, alla vita in ogni sua forma. E’ proprio in questo modo che Ione riesce ad inserirsi nella tradizione attica con l’aspetto dell’heros agrario.Richiamano ad un’antica sacralità della viola, la predilezione degli ateniesi per questo fiore, poiché si ritengono diretti discendenti degli Ioni, difatti si facevano chiamare i coronati di viole. Ad un lontano mondo di primitivi coltivatori Ione è legato anche nel mito argivo, ossia legata ai cittadini di Argo. Secondo un’antica tradizione, Ione sposa la figlia di Selinus, re di Aigialos, unito onomasticamente ed anche sacralmente al selinon, l’apium graveolens, ossia la sacra pianta del sedano. La sposa il cui nome è Helike, la fragile fanciulla del salice, ha un nome che riporta ad un primigenio mondo vegetale, infatti Teofrasto ricorda come varietà nana del salice contradistinta dalla proprietà di avere un frutto fecondo.Il sedano di Selinus, aveva un preciso significato sacro mantenuto nei rituali di età classica e si poneva in rapporto con i rituali e le cerimonie funebre, per cui nella superstizione comune era simbolo di morte o di malattia.Ma per il consueto duplice significato del vegetale sacro le corone di sedano, ghirlande note all’uso funerario, sono anche le corone benaugurali che si offrono ai vincitori delle Istmiche e delle Nemee.Ma tornando alla città della fanciulla del salice, sorge spontaneo il pensiero di Helike e di Ione, eroi e agresti progenitori degli abitanti della città di Helike. La stessa città di Helike, dove fioriva il culto di Posidone Helikonios, è ricordata nella tradizione come la città sacra degli Ioni.Se il rapporto stretto tra Ione e la viola ci porta particolarmente in Attica e nella Grecia, il mito metamorfico sull’origine del fiore, come pianta utile e sacra, si radica invece in Asia Minore. Da Arnobio apprendiamo che le viole sono sorte dal sangue di un essere eroico. Attis, figlio di Nana fecondata dal chicco del melograno (altra importante pianta con valenze sacrali), è tanto amato dalla Dea Cibele, la Grande Madre frigia e dall’essere androgino Acdestis.In una versione del mito dell’eroe, Attis dovrebbe sposare Ia, la viola, ma una improvvisa pazzia passionale suscitata dall’apparizione di Acdestis trasforma il banchetto nuziale in uno scenario sanguinoso: dal sangue di Attis che si evira sotto un pino e dal sangue di Ia che si suicida, nascono infatti le viole dai petali rosseggianti.Queste stesse viole nate dal sangue dei due eroi asiatici, sono colte a primavera per ornare lo stesso pino che con la sua freschezza simboleggia Attis, la cui essenza è rimasta così cristallizzata in una sorte di aura immortale. Così Arnobio, ricorda come Zeus abbai negato ad Attis una vera e propria resurrezione e che per questa ragione appare essere la più pura tipologia di dema, di essere divino morto.L’antico heros Attis, probabile dema del fiore della viola, pare più che rimanere congelato nella situazione sopra descritta, passare nello stadio culturale successivo, quindi come divinità pienamente agraria, e a sostegno di questa teoria, contraddicendo Arnobio, viene in aiuto Firmico Materno respingendo così la teoria secondo la quale Attis è rimasto eternamente in una condizione di morte. Infatti Firmico Materno illustra la grande festa primaverile con la quale i Frigi commemorano il miracoloso ritorno alla vita dell’eroe.Ad unirlo ancora una volta al fiore, in un’antica raffigurazione , su una stele votiva attica appare Agdistis che offre un fiore ad Attis, probabilmente il fiore che lo rappresenta, la viola.Da tutto ciò appare evidente come il divino Attis sottintenda il dema di una civiltà di piantatori della zona anatolica legata all’utile specie della viola.Ci sono elementi che fanno pensare che la presenza della viola come pianta sacra sia nelle tradizioni degli Ioni sia in quelle anatoliche, non dipenda tanto dal fatto che gli Ioni fossero arrivati in Anatolia, quanto più ad un sincretismo avvenuto in epoca più antica di quella assegnata al loro arrivo su quelle terre. E’ naturale, così, che rimanga aperta anche la questione se la pianta sia stata accolta nelle tradizioni degli Ioni mediante un sincretismo avvenuto in epoca imprecisata con un popolo di piantatori, o se invece si tratti di una tradizione ancestrale mantenuta da tempo antichissimo dagli Ioni stessi.In qualunque modo si vedano questi legami e questi intrecci, poiché la viola a differenza di altre piante non ha questo preciso e ben definito rapporto tra un heros e la sua sacralità, mi porta ad un intuizione di tipo “sciamanico”, poiché in questo caso la pianta della viola in relazione alla stirpe degli Ioni si pone quasi come una pianta totemica. Un’antica sacralità della viola si conserva anche nelle tradizioni più tarde di popoli indoeuropei non greci. Una leggenda della Lusazia riflette un mito di metamorfosi legato alla viola nella vicenda della figlia del Dio Tschernebog, un essere divino femminile che rinasce ogni dieci anni sotto forma di viola nella notte di Valpurga.Ritornando al mito di Persefone, la viola compare accanto al narciso nel dramma dell’inganno che la porto a dinventare sposa di Ade.In un epinicio di Bacchilide si legge di Persefone coronata di fiori, fiori tra i quali emerge anche la viola.Come Persefone, anche Afrodite, le Muse, Tetis, esseri divini che mantengono tracce evidenti di appartenenza ad un primitivo sfondo cultuale, si ornano il capo di viole.Queste tracce evidenti di miti e culti tipici di una civiltà di piantatori mediterranei nel complesso della religione greca, portano a pensare alla presenza di stirpi indoeuropee elleniche nel mondo mediterraneo in un momento molto arcaico nel quale ancora non si era imposta in modo assoluto la presenza dell’agricoltura dei cereali.E’ senza dubbio molto bello guardare a quelli che furono i passaggi dei popoli dalle piante al periodo cerealicolo, e più studio alcuni libri, più mi rendo conto di quanto poco netto sia questo passaggio e di quanti forti dubbi vi siano ancora in merito a queste vicende così antiche. Rimane di fatto che la viola, qualunque sia stata la sua importanza sacrale o nutrizionale per i nostri antenati, è uno fiore magnifico nei colori e nei profumi e di certo merita essere collocato in quella vasta “piana” primaverile.
Fonti:Elementi di culture precereali nei miri e riti greci di Ileana Chirassi I miti greci di Robert GravesPeriegesi della Grecia di Pausaniahttp://www.leserre.it
htmlhttp://annesdoor.com/artecultura3.
htmlhttp://www.csun.edu/~hcfll004/townsparta.html
Articolo scritto da Rebecka.

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